Competizione in famiglia, o tra amiche? Per conquistare l'attenzione e l'affetto dei propri cari, o brillare nel gruppo? Macché, questi sono giochi da bambini. La vera rivalità, a quanto pare, è quella che si scatena al lavoro e negli uffici. Soprattutto tra donne. Sia che si tratti di colleghe, sia che si abbia a che fare con dipendenti e "cape", le tensioni e le sopraffazioni ci sono e anzi aumentano. Con buona pace della tanto decantata ma poco utilizzata solidarietà femminile.
Negli Stati Uniti al tema è stata anche dedicata un'approfondita ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati dal New York Times: non solo è emerso che, dei casi di soprusi e sopraffazioni sul lavoro (il cosiddetto mobbing), ben il 40% vede come responsabili le donne. Ma soprattutto che sono le esponenti del sesso femminile a incrudelire sulle loro simili. Infatti, nel 70% dei casi, le donne "mobbizzano" altre donne. Viene così a cadere il luogo comune che vorrebbe i maschi più dispotici e vessatori delle femmine.
Se questo contribuisce ad allontanare dalla donna l'immagine stereotipata dell'angelo buono, sempre e comunque, fa certo anche tristezza vedere le donne competere tra loro con una conflittualità esasperata. Che si esprime in modo insidioso, sottile, attraverso pettegolezzi, sussurri, piccole diffamazioni. Particolarmente ricorrente è poi il caso del capo donna, che ha preferito la carriera alla famiglia, e che si accanisce contro le subordinate rientrate al lavoro dopo una maternità.
Su questi atteggiamenti pesa anche il luogo comune che una donna sia meno adatta al comando di un uomo, e dunque la voglia di dimostrare, una volta raggiunta una posizione al vertice, di essere inflessibile e autoritaria come lo sarebbe un capo maschio, imitandone però gli atteggiamenti peggiori. Cosa fare dunque se si ha l'impressione di scivolare nel mobbing? Se si è vittime, rivolgersi alle associazioni nate per combattere questo fenomeno (una lista esauriente si trova su Oltre il Mobbing.
Se si teme di aver assunto modi di fare autoritari e ingiusti, riflettere profondamente sul modo con cui si vuole esercitare il proprio potere, e ricordare come il rifarsi sui più deboli non indichi mai grandi capacità di leadership.
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