Si parla spesso di caregiver, soprattutto in ambito famigliare, ma sappiamo davvero chi sono? Ci sono dei casi in cui le persone malate hanno bisogno di ricevere cure e attenzioni a casa. Il caregiver è la figura famigliare di riferimento per assistere e aiutare questi pazienti. Si occupano della cura quotidiana, della loro alimentazione, del loro trattamento e operano in stretto contatto con gli operatori sanitari che hanno in cura la persona.
I compiti del caregiver sono tantissimi e rendono spesso impossibile per queste persone dedicarsi ad altro nella vita: spesso rinunciano a lavoro e carriera, ma anche alla propria vita personale per occuparsi di famigliari che stanno male e hanno bisogno di assistenza 24 ore su 24. Non hanno competenze in ambito sanitario, ma sono figure fondamentali che supportano la persona malata nella sua quotidianità, accudendola e assistendola per tutto quello che serve, dalla somministrazione dei farmaci alla cura dell'igiene personale.
Secondo i dati più recenti, il ruolo del caregiver in Italia è svolto nel 74% dei casi dalle donne, soprattutto mogli o figlie che si occupano a casa della persona malata, alla quale dedicato tre quarti della giornata per l'assistenza necessaria. Il compito di chi assiste i pazienti a casa non è assolutamente facile, perché la mole di responsabilità che grava sulle sue spalle è notevole. Dal punto di vista fisico può essere stancante, come lo può essere dal punto di vista psicologico, soprattutto per il legame affettivo che esiste tra assistente e malato.
In Italia esistono dei benefici per chi si occupa di assistenza a famigliari malati a casa, come ad esempio la legge numero 104 del 5 febbraio 1992, che assicura tre giorni permessi lavorativi retribuiti al mese. Ma c'è anche l'APe social 2020, la possibilità di un anticipo pensionistico per chi assiste da almeno sei mesi un parente malato, ma è rivolto solo ad alcune categorie di lavoratori. Quello che manca in Italia è sicuramente un supporto più importante, non solo dal punto di vista economico, ma anche psicologico: il lavoro di cura non è semplice e a volte è così alienante da perdere contatto con la realtà e da annichilire chi lo svolge, perché l'unico pensiero è quello di dedicarsi a chi sta male.
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