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Il patch test è un esame che si usa per la diagnosi della dermatite allergica da contatto. Stiamo parlando di un tipo di allergia della pelle che si manifesta con sintomi simili ad altre forme di eczema, che può essere irritativo o atopico. Per poter avere una diagnosi cerca, si ricorre a questo strumento di indagine, per capire se si tratta di questo disturbo o di altro. Scopriamo insieme cos'è il patch test e a cosa serve.
Cos'è il patch test
Il patch test è un test diagnostico in vitro, per individuare una sospetta allergia da contatto, una malattia della pelle che manifesta un'allergia secondaria, alcune forme di reazioni a determinati farmaci. Lo ha ideato Jozef Jadassohn, professore di dermatologia all'Università di Breslavia, ora Wroclaw, in Polonia, nel 1895. Applicando delle sostanze chimiche sulla pelle di pazienti potenzialmente sensibili alle stesse, si è potuto così capire di cosa soffrissero.
Come funziona il patch test
I medici applicano sul dorso delle sostanze sospette, gli apteni, veicolate attraverso vaselina, acqua, etanolo o altro. Sono preparati posti a concentrazioni particolari, fissati su dei cerotti, chiamati patch. Si devono tenere per almeno 48 ore, ma ci sono casi in cui si può arrivare almeno fino a 96 ore. Poi vengono rimossi e si possono leggere i risultati. Il dermatologo valuta se nella zona dove era fissato il cerotto ci sono eritemi, gonfiori, vescicolazioni, così da darne una valutazione.
A cosa serve il patch test
Il patch test individua l'eventuale presenza da dermatite allergica da contatto, che può manifestarsi in seguito al contatto, appunto, con sostanze potenzialmente pericolose per i soggetti più sensibili. Questa malattia si presenta con sintomi come vescicole puntiformi con contenuto sieroso, in particolare in zone come mani, volto, collo, ascelle, piedi. Le vescicole danno prurito e, spesso, anche dolore. Possono anche comparire delle ragadi.
Le sostanze che principalmente causano tale allergia sono il nichel, i profumi presenti in cosmetici, detersivi, igienizzanti, additivi, prodotti naturali, e i conservanti (Euxyl K 400, Kathon CG, Formaldeide, Parabeni). Altri possibili agenti sensibilizzanti sono metalli come il cobalto, il cromo e il palladio, le tinture per capelli, gli acrilati per ricostruire le unghie, i coloranti dei tessuti sintetici, gli estratti naturali o fitoestratti.
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