Qualcuno è venuto a farci i conti in tasca. A controllare quanti euro volano veloci fuori dal portafoglio in un anno, e questo solo per far fronte alle richieste dei figli adolescenti. Il qualcuno in questione è l'Istat, l'Istituto Nazionale di Statistica, che si è preso la briga di quantificare la spesa media annuale per una famiglia in cui vivono figli la cui età va dai dodici ai diciotto anni.
Se siete curiose di sapere a quanto può ammontare la spesa, preparatevi: si può arrivare a 50.000 euro all'anno in totale. Dalla ricerca, emerge che oltre un terzo dello stipendio mensile è devoluto alla soddisfazione delle esigenze dei teenager di casa. Che, tra abbigliamento e scarpe firmate, tecnologia, paghette varie e ricariche per il cellulare, costano un minimo di 200 euro al mese. Certo, le differenze ci sono. Secondo la città in cui si vive, il reddito della famiglia e la presenza di altri fratelli e sorelle in casa, la spesa può addirittura salire fino agli 800 euro mensili.
I genitori separati tendono a essere più generosi, così come i genitori single (spendono in media 550 euro al mese in più). Le ragazze iniziano prima a chiedere capi e accessori firmati, ma i ragazzi recuperano ben presto, e superano per entità d'esborso i conti presentati dalle sorelle. Che fare, allora? Un tempo, era prassi comune aprire a nome dei ragazzi dei piccoli conti (in banca o alle Poste) in cui genitori e familiari versavano via via del denaro. Col tempo, il gruzzoletto si traduceva nella moto o nell'auto nuova, da comprare magari per festeggiare la maturità. Davvero altri tempi. Adesso gli acquisti sono pressoché quotidiani.
E, dovendo tagliare le spese a budget, le ultime a essere sacrificate sono sempre quelle per i figli. Come fare però, per "calmierare" gli esborsi senza liti in famiglia? La prima mossa andava in realtà fatta quando i teenager erano ancora bambini. Insegnando loro che non tutte le richieste sarebbero andate esaudite, e che la famiglia non era il corrispettivo umano di un generoso bancomat.
Quando i ragazzi sono più grandi, il discorso si fa più difficile, perché tante sono le sollecitazioni esterne a comprare: la pubblicità, i compagni di scuola, il senso di inadeguatezza se non si posseggono esattamente "quelle" scarpe", o "quel" tipo di gioco elettronico. Però si dovrebbe provare ugualmente a parlare ai propri figli del denaro e della crisi globale che ancora è in atto. Senza essere moralisti, o ripetere ogni giorno la stessa predica.
Responsabilizzare sì, però. Magari chiamando i ragazzi a partecipare alla suddivisione del budget mensile, e stimolandoli a fare proposte o trovare alternative. Insomma, cercando di far sviluppare in loro un rapporto più maturo con il denaro. Qualità utile anche ai teenager, una volta cresciuti e alle prese con il problema di mantenere sé stessi...
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