Terminato il periodo di congedo per maternità, urge trovare infatti, una sistemazione per il proprio pargolo; e qui per qualcuno cominciano vere e proprie difficoltà che vanno ben oltre l’immaginazione. Le mamme più fortunate sono quelle che possono contare sull’aiuto dei propri genitori o dei suoceri. Ma quando questi non ci sono o non sono disponibili, si rende necessario il ricorso ad un asilo-nido che sia disposto ad accogliere il piccolo. Una parola! Benché non si faccia che ripetere, con toni quasi allarmistici, che l’Italia ha un tasso di natalità bassissimo, gli asili-nido di fatto scoppiano.
Con simili premesse non c’è da rimanere sorpresi se è così difficile trovare un posto al nido per il proprio bambino. I nostri governanti si sono più volte interessati al problema proponendo delle soluzioni che però non sono mai state attuate. La strada più percorribile sembra comunque quella di dare la possibilità alle aziende private di creare dei mini asili-nido, ad uso delle dipendenti con figli piccoli. Si tratta di una soluzione dai molteplici vantaggi, dal momento che permetterebbe alla mamma lavoratrice non solo di lasciare il bambino presso una struttura adeguata, ma anche di essergli vicina, e di poterlo vedere in qualsiasi momento, all’occorrenza.
Qualche imprenditore privato, stanco di aspettare, si è già organizzato in tal senso ed ha avviato, o tentato di avviare autonomamente, un asilo presso la sua azienda. Ha così scoperto che non è affatto semplice mandarlo avanti, senza l’aiuto, soprattutto economico, dello Stato. I problemi vanno dall’ottenere i permessi sanitari, alla difficoltà di trovare il personale che sostituisca le baby sitter quando devono assentarsi, fino alle spese per attrezzare il nido e stipendiare il personale addetto al suo funzionamento. Senza contare che la pulizia del nido, specialmente se provvisto di cucina, richiede metodi e prodotti specifici per garantire un livello igienico adeguato alla presenza di bambini molto piccoli.
Il risultato è che sono veramente pochissime le aziende, come la Royal Insurance, che sono riuscite ad allestire un mini-nido per le proprie dipendenti con figli sotto i tre anni. Molti imprenditori, come Marina Salamon ad esempio, hanno dovuto invece abbandonare l’idea, così come tanti genitori volenterosi, pronti ad assumersi l’onere di comperare giochi, culle e pannolini, pur di vedere realizzato l’asilo sul proprio luogo di lavoro. Se i pochi successi dimostrano che la strada è quella giusta, i fallimenti denunciano quanto sarebbe importante che la legge sugli asili-nido venisse finalmente varata, andando così a sostituire quella precedente che risale addirittura al 1971. Quanto dovranno ancora aspettare le mamme lavoratrici per avere degli asili-nido sul luogo di lavoro?
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