I nostri figli sono per noi fonte di continue sorprese: spesso rivelano abilità da noi insospettate, altre volte ci anticipano nella conclusione di un ragionamento. Allora ci chiediamo: <<Quando ha imparato a farlo?>>, <<Come ha fatto ad arrivarci?>> fra stupore, meraviglia e... un pizzico di orgoglio genitoriale.
Orgoglio del tutto legittimo: se i nostri figli sono fiduciosi nelle loro capacità e nella vita, probabilmente è anche perchè siamo stati capaci di non sottrarli alle piccole difficoltà sostituendoci a loro, bensì di abituarli a confrontarsi con esse sostenendoli da dietro le quinte.
La necessità aguzza l'ingegno, dicevano i nostri avi. In effetti è proprio così: il "problem solving" - ovvero la capacità di porsi di fronte a un interrogativo o a una criticità e attrezzarsi per formulare una risposta o una soluzione - è infatti il motore che alimenta la crescita di ogni bimbo, la sua capacità di adattarsi alla realtà e l'autostima. In altre parole: sono i piccoli ostacoli che ci trasformano in grandi individui equilibrati.
Questa è l'idea alla base della serie a cartoni animati "I miei amici Tigro e Pooh", in cui la nuova protagonista è una bimba (Darby) che coglie ogni quesito suggeritole dalla sua curiosità come una sfida da affrontare e una missione da compiere.
Così, insieme ai suoi amici Tigro e Winnie The Pooh (da cui il titolo della serie) e al suo fido cagnolino (Buster), trasformatisi in "superedetectives", si ingegna per riuscire a individuare la soluzione.
Disney sembra così volerci dire che se è impossibile individuare un'unica ideale ricetta di successo per l'educazione dei nostri figli, c'è comunque un ingrediente comune ad ogni menù per la buona crescita di ogni cucciolo d'uomo: l'approccio e la risoluzione di problemi quotidiani, un' attività che richiede un continuo allenamento, da praticare e condividere con persone di fiducia quali i veri amici sanno essere.
Perchè il sapere si conquista insieme!
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