Altro che quattro calci al pallone con gli amici (o con le amiche, perché no?). Gli sport in cui sono coinvolti oggi i ragazzini hanno poco del puro e semplice gioco. Anzi, sono repliche in miniatura dei campionati maggiori. Con tutto il carico di ansie, tensioni e incidenti che questo comporta. Allenatori che chiedono sempre di più ai propri campioncini in erba. Agonismo che cancella ogni traccia di divertimento nei bambini, spinti a impegnarsi in prestazioni sempre più elevate.
Persino genitori che perdono il controllo, e confondono il puro e semplice tifo per la squadra del proprio figlio con la lotta verbale (e a volte anche fisica) contro i sostenitori del team avversario. Pediatri e psicologi continuano con la lista delle "crudeltà": allenamenti continui, che si moltiplicano se il bambino pratica due sport. Possibilità accresciuta di lesioni e incidenti traumatologici. E soprattutto, tempi familiari stravolti. Perché padri e madri sono impegnatissimi ad accompagnare i propri amati pargoli agli allenamenti e alle partite. Ridotti ad autisti-tifosi, spesso esausti, non hanno più il tempo per giocare e chiacchierare con i propri figli.
La soluzione non sta certo nell'inchiodare i bambini al divano, a guardare la tv o giocare con la playstation. Basta mettere in atto alcuni semplici accorgimenti. Optare per un solo sport da far praticare al proprio figlio, per non sovraccaricarlo di obblighi e allenamenti (non dimentichiamo che nella sua agenda quotidiana devono trovare spazio la scuola, i compiti, i momenti di puro gioco ludico con gli amici). Imporre due giorni alla settimana di pausa dal training sportivo e dai due a tre mesi di vacanza dagli allenamenti durante l'anno.
Non farsi influenzare dai media, che propongono bimbi-prodigio in ogni campo: nella realtà, a emergere come sportivi professionisti è una percentuale molto bassa, che va dallo 0,2 allo 0,5 per cento dei ragazzini che praticano sport quotidianamente. Imparare anche a dire no a certe richieste dei figli. Alcuni sport infatti non sono adatti, per lo sforzo fisico che impongono, alla struttura fisica dei bambini. È sempre meglio quindi consultare il pediatra, prima di iscrivere i piccoli a un corso particolare. Molto importante è anche saper dire no quando si vuole praticare una certa disciplina solo perché è di moda. La formula magica da ricordare sempre? Meno agonismo e competizione, più spensieratezza e allegria.
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