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Organizzare il tempo libero
Si avvicina la fine dell’estate e il rientro sui banchi di scuola che per i genitori coincide spesso con il momento di organizzare il tempo extrascolastico dei propri figli. Ma il tempo libero extrascolastico va organizzato a ogni costo?
Pianificare il tempo libero
Se i buoni propositi che gli adulti fanno per sé, spesso lasciano il tempo che trovano (vedi corsi vari di fitness...), ciò che gli adulti progettano per i loro figli viene quasi sempre messo in pratica. Il risultato è che i ragazzini e ragazzi di oggi sono spesso super impegnati, iscritti a corsi di ogni tipo e spinti ad essere anche nel tempo pomeridiano in competizione con gli altri.
Le cose sono cambiate
Trent’anni fa, dopo la scuola e i compiti, si chiedeva il permesso alla mamma e si andava a giocare in cortile, al parco o da un amichetto... Erano rari i casi in cui si andava a lezione, e comunque a cadenza settimanale, di pianoforte o di scherma, oppure di lingue straniere. Ma un impegno era sufficiente. Oggi invece i bambini e gli adolescenti sembrano avere bisogno di un’agenda per segnarsi senza dimenticarli tutti i numerosi impegni, a cui devono ottemperare dal Lunedì alla Domenica.
Genitore manager? Anche no
A volte sembra che i genitori ce la mettano tutta per organizzare il 100% del tempo libero dei loro pargoli, pensando così di investire sulle loro potenzialità, senza sprecare nessun talento. La convinzione comune sembra essere che più corsi i bambini fanno nell’età dell’apprendimento secondario e superiore, più abilità possano acquisire, per essere poi in grado di emergere nel mondo del lavoro. Già, emergere. Chi ha già assistito a una gara di sci o a una partita di pallacanestro o di calcio, ha sicuramente notato quel o quei padri (in genere sono gli uomini i più agguerriti in queste situazioni) che incitano il proprio ragazzo o la sua squadra, lo spingono ad essere “cattivo”, a vincere ad ogni costo.
Mettiamo dei punti fermi
Troppe attività, invece che stimolare, rischiano di inibire. Il ragazzo gestito full time fuori casa non impara a stare tra sé e sé, pensa che annoiarsi sia sempre e solo un male. Questa giovane persona dall’agenda “completa” 6 giorni su 7, impara sin da piccolo a competere sempre e comunque, il che può comportare per lui delusioni e frustrazioni, instillandogli una costante ansia da prestazioni.
Insegniamo ai bambini a godersi la loro età
L’infanzia non è un di meno ma “ha un suo perché”. Uno psicologo, in altri termini, direbbe che i bambini/ragazzi non vanno mai considerati “piccoli adulti”, ma bambini e ragazzi caratterizzati da spontaneità, assenza di filtri morali, curiosità, attenzione alla dimensione “magica” e intuitiva. Non spegniamo dunque i nostri figli con troppi impegni, facendoli diventare piccoli automi, un po’ più spenti e addirittura un po’ più tristi.
Adottiamo una semplice regola: + noia, – impegni.
Facciamo ancora un passo avanti
Se siamo prima di tutto noi a rallentare i loro ritmi del doposcuola, loro si adegueranno di conseguenza, sviluppando in modo autonomo le loro inclinazioni, scoprendo in molti casi i loro desideri o passioni reconditi. E la noia è un’amica preziosa per individuare, ognuno dentro di sé, nuovi progetti personali e creativi.
Equilibrio e buon senso
Secondo gli esperti, 1 o 2 impegni massimo alla settimana sono il peso che un ragazzo può sopportare. È poi importante scegliere insieme a lui e non in modo arbitrario l’attività da fare.
Inglese? Calcio? Atletica? Piscina (la più gettonata e spesso la più sofferta)? Teatro?
Per scegliere, parlatene con il vostro ragazzo, valutate con lui o lei pro e contro di ogni attività, tenendo sempre presente anche altre variabili e fattori utili per la decisione: la vicinanza da casa, la possibilità che il nonno o la nonna abbiano piacere o meno di accompagnare il loro nipote...
Insomma, i passi da fare sono:
- un bel confronto a tu per tu;
- un sereno dibattito familiare;
- una visita insieme al luogo di svolgimento dell’attività opzionata.
Così la scelta sarà sicuramente più equilibrata e più saggia. Una scelta condivisa finalizzata a far crescere il giovane e non invece, come a volte succede, fatta per placare la nostra ansia di pensarlo davanti alla tv o a un video gioco, o ancor peggio la nostra voglia di rivalsa.
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