Siamo sempre state abituate a pensare che l’emotività sia un sentimento controproducente e squalificante. Vale per gli adulti e vale, soprattutto, per i bambini che spesso reagiscono alle situazioni esterne con timidezza, pianti e apparente fragilità. Si ha sempre paura che siano troppo sensibili e incapaci di farsi rispettare anche con i loro coetanei: temiamo che quelle lacrime, trattenute o versate, siano il segno della loro debolezza in un mondo che a volte sa essere crudele. Ci chiediamo: e se non avessero gli strumenti per difendersi? Ma davvero questa particolare caratteristica, laddove è spiccata, va limitata e arginata oppure è da mettere a valore?
Ci sono bambini che tendono a essere maggiormente suscettibili di fronte agli input esterni, sia che questi siano rappresentati da momenti di gioco con altri compagni sia che provengano dagli adulti. A volte rimangono feriti perché esclusi dal gruppo, altre volte perché sono presi in giro oppure perché sono rimproverati. In ogni occasione si sentono come le vittime prescelte e rischiano di elaborare un’immagine di sé negativa e fallimentare.
Come fare per rassicurarli e far capire loro che la normalità ha diverse sfumature, alcune delle quali non piacevoli, e questo vale per tutti? Prima di tutto, bisognerebbe pensare che l’emotività sia un valore da allevare fin da quando si è piccini per diventare adulti consapevoli ed empatici in grado di relazionarsi con gli altri grazie alla comprensione reciproca. La sensibilità è una caratteristica preziosa che non deve essere soffocata dall’idea che ci esponga con più facilità al pericolo e al dolore.
Uno studio dello psicologo John Gottman, durato anni, ha dimostrato che l’intelligenza emotiva non è frutto di una dote innata ma il risultato di un lavoro di educazione anche da parte dei genitori, ed è alla base del successo per un uomo adulto: "I nostri studi dimostrano che i figli emotivamente allenati ottengono migliori risultati a scuola, stanno meglio in salute e stabiliscono reazioni più positive con i coetanei. Hanno anche minori problemi di comportamento e riescono a riprendersi più rapidamente dopo esperienze negative. L'intelligenza emotiva permette di essere più preparati ad affrontare i rischi e le sfide della vita”.
Per questa ragione è importante non avere pregiudizi nei confronti dell’emotività di un figlio e agire, invece, per fortificarlo. Un bambino in grado di affrontare difficoltà dovute alla sua sensibilità, sarà anche un individuo resiliente, capace di risollevarsi e mettere a frutto le sue esperienze negative per diventare più forte.
Come fare per aiutarlo? Ecco 3 consigli semplici:
1. Reagisci positivamente ai suoi pianti e sostienilo
Fai capire a tuo figlio che le difficoltà fanno parte della vita normale, che se un compagno ha deciso di non giocare con lui non c’è niente di personale, ma è solo una questione di momenti: può trovare qualcun altro con cui stare. Convincilo che non deve avere paura di sbagliare o fallire, perché c’è la possibilità di ritentare e dove non c’è, può tranquillamente scoprire altre passioni.
2. Tenta di capire le sue caratteristiche e indirizzalo senza forzarlo
I bambini emotivi sono più sensibili di altri: sono un diamante grezzo da lavorare. Per questo molte volte fanno fatica ad adattarsi al “branco”. Come fare allora per renderli socievoli e non mostrarsi troppo iperprotettivi? Tenta di capire quali sono i suoi potenziali e le sue capacità e, se vedi che il calcio non fa per lui, anche se giocano tutti i suoi compagni di scuola, indirizzalo verso uno sport di nicchia dove non sarà preso in giro perché scarso e potrà mettere in luce le sue capacità.
3. Crea giochi per farlo chiacchierare
I bambini con una spiccata emotività hanno bisogno di un confronto continuo che a volte li rassicuri. Per capire cosa lo ferisce o i suoi punti più delicati prova a farlo parlare anche solo trasformando quella piccola chiacchierata analitica in un gioco divertente. Un esempio? “Inventiamo una storia…”. È probabile che, abbattendo le difese in quel momento, tuo figlio proietti le sue emozioni nel racconto. Sfrutta ogni indizio per conoscerlo meglio.
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