Nei primi anni di vita, i piccoli raccontano le bugie semplicemente per esprimere le proprie emozioni ed evitare rimproveri da mamma e papà. I piccoli in questa fase non si rendono ancora conto del valore delle loro bugie.
Con l'ingresso nel mondo della scuola, le bugie cambiano il loro valore e i bambini sono consapevoli di quello che fanno. Infatti, non raccontare la verità diventa un modo per competere con i compagni, per evitare un brutto voto oppure per 'fare bella figura' con i propri insegnanti.
Dopo i dieci anni, con la pre-adolescenza, aumenta la capacità di mentire e di conseguenza è più difficile scoprire quando dicono bugie. In questo periodo, la motivazione è unicamente quella di avere dei vantaggi pratici in diverse situazioni.
Se le bugie sono rare, in genere, i genitori non devono preoccuparsi troppo ma solo cercare di far capire ai propri figli l'inutilità della menzogna. Nei bambini più grandi, ad esempio, negare l'evidenza significa desiderare che qualcosa non sia mai esistito o accaduto, un modo per ingannare proprio se stessi.
Le piccole menzogne usate per discolparsi, in genere, sono usate per non deludere le aspettative di genitori, insegnanti e amici. Se, invece, le bugie consolatorie sono usate dai bambini che si sentono poco apprezzati e infelici.
Solitamente, raccontano storie inventante prima a se stessi e poi a mamma e papà. In questo caso, è necessario porre rimedio anche con l'aiuto di uno psicologo che aiuterà l'intera famiglia a capire il problema e superare il disagio.
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