Quello che colpisce di più entrando da Clorofilla è la luce. Strutture trasparenti dividono le classi dei bambini in tanti parallelepipedi affacciati su un cavedio pieno di piante. La struttura in vetro e acciaio lascia intravvedere lo scheletro ottocentesco di un ospedale di suore carmelitane. In alto, un lucernario porta sulla terrazza, piantumata a orto urbano, dove si trova anche una piccola palestra e la sala da pranzo dei bambini più grandi. Girando per la scuola, superando gruppi di bambini che giocano e genitori rilassati – fatto abbastanza strano per una normale mattina lavorativa milanese – si può guardare quello che stanno cucinando per i bambini in una enorme cucina a vista o sbirciare le prime lezioni di nuoto nella piccola vasca studiata apposta per i primi movimenti in acqua.
Clorofilla sembra un altro pianeta rispetto a tanti nidi e scuole dell’infanzia tipici di un centro città. Il recupero architettonico è la prima spia di un progetto che mette evidentemente i bambini al centro di un progetto educativo importante.
Chi è la mente ideatrice di Clorofilla?
Giovanna Gulli, è una giovane educatrice e imprenditrice milanese che nel 2012 ha deciso di portare avanti un progetto tutto suo. Laureata in storia e appassionata di ricerca in ambito sociale femminile – la sua tesi di laurea, dice con una punta d’orgoglio, era sulle donne operaie degli anni 50 – per più di 10 anni lavora come ricercatrice in area psico-pedagogica e per il Comune di Milano con attività di formazione e ricerca sulla prima infanzia.
Poi è scattato qualcosa. “I progetti nelle scuole erano sempre della durata di un anno”, dice, “ed ero stufa e demotivata dal fatto di non vedere mai fiorire nel tempo le buone pratiche che avviavo, perché era sempre un’attività a termine”.
“Volevo creare a Milano un luogo per l'infanzia di qualità, a aperta al territorio e al quartiere”.
Il progetto Clorofilla nasce nella mente di Giovanna Gulli e di un’amica nel 2009, quando studia i nidi e le scuole di Reggio Emilia che seguono l’approccio pedagogico del filosofo Loris Malaguzzi che mette l’adulto in ascolto di un bambino ricercatore. “Nel momento stesso in cui conosco la realtà reggiana - dove tra gli anni ’60 e ’70 nascono le scuole dell'infanzia laiche che fanno capo agli studi di Malaguzzi - mi rendo conto che desidero aprire una scuola secondo il modello di Reggio Children e comincio a formare un vero piano imprenditoriale per convincerli ad occuparsi del mio progetto”. Il "Reggio Emilia Approach" è infatti riconosciuto come una delle migliori esperienze pedagogiche al mondo e come tale viene studiato nelle più prestigiose università italiane e straniere. Reggio Children, che opera all’interno del Centro Internazionale Loris Malaguzzi, si occupa di esportare il modello reggiano nel mondo.
“Ho cercato una consulenza di qualità”
“Per Clorofilla ho chiesto la consulenza di Reggio Children a partire dalla progettazione degli spazi per arrivare alla formazione del personale e del corpo docente. Gli ho fatto un filo pazzesco perché non fanno scuole in franchising e non fanno usare il loro marchio, che in Italia è poco conosciuto se non per alcune strutture aziendali come Benetton, Diesel o Eni, mentre è molto più diffuso nel nord Europa. A Milano, Clorofilla è unica”.
“Con i bambini, come in imprenditoria, non si può improvvisare”.
Loris Malaguzzi, ha dato vita a un filone di pensiero rivolto all'infanzia di qualità, durante la quale devono essere valorizzati i “Cento linguaggi dei bambini”, ovvero quel patrimonio di potenzialità e risorse che ognuno possiede da piccolo.
“Alle donne imprenditrici consiglierei di fare lo stesso: partire dalla propria passione, perché è questa a sostenere il talento. Poi serve l’intento che deve perdurare nel tempo. Nell'avviare una realtà propria la passione è la chiave per sopportare le tante fatiche”. Giovanna consiglia anche di trovare un buon supporto nella costruzione di un business plan “Non farti impressionare dai numeri dei primi anni e trova qualcuno che stia al tuo fianco nell’impresa e abbia fiducia in te”.
Clorofilla nasce, dunque, grazie ad un’iniziativa di imprenditoria femminile.
“Per esperienza so che le mamme hanno capacità elevate, molto simili a quelle di un imprenditore: lavorano sempre, anche di notte, e non smettono di pensare a quello che devono fare nemmeno quando sono sotto la doccia”. Il primo passo, quindi, è riconoscere i propri talenti e poi sperimentarsi sul campo, magari affiancando eventuali realtà simili a quella che si sogna di aprire.
Il nome stesso, Clorofilla, è evocativo.
Clorofilla rimanda all’idea della linfa vitale che rigenera, creando nuovo ossigeno per tutti gli organismi viventi. C’è un libro di Bianca Pitzorno dal titolo “Clorofilla dal cielo blu”, che è il racconto straordinario delle imprese di una bambina-pianta, Clorofilla, che riesce a far rinascere una città invasa dallo smog.
Anche le donne si possono rigenerare, usando un po’ di determinazione.
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