Questa zona di Vienna è sempre stata fuori dagli schemi, nel settecento era addirittura un quartiere a luci rosse. Una sorta di Pigalle austriaca, in cui le inquiline dei palazzi di questa periferia, si intrattenevano spesso e volentieri con i visitatori occasionali.
Tanta era l’attrazione che esercitava sugli abitanti della città, che fu definita “corte di Venere”.
Il nome stesso del posto deriverebbe da queste insane abitudini: Spittel significherebbe infatti Ospedale e starebbe ad indicare che le persone abituate a frequenti “viaggi” in questo quartiere di Vienna, più di altri, erano soggetti a ricoveri dovuti a malattie sessualmente trasmesse.
Un frequentatore degli edifici, o meglio delle stanze dello Spittelberg, sarebbe stato nientemeno che Giuseppe II: dopo aver soggiornato al Palazzo imperiale di Vienna, non disdegnava di passare qualche ora in ben altri appartamenti.
Per questo motivo il quartiere fu soggetto ad un’opera moralizzatrice da parte della regina madre, e poi negli anni sempre più dimenticato e abbandonato.
Alla fine degli anni settanta però, quando si preannunciò un’opera di ammodernamento dell’area che prevedeva l’abbattimento di numerosi palazzi l’amministrazione cittadina si è risvegliata con l’intento di preservare questo particolare rione.
Oggi il quartiere ha conservato dei tempi antichi solo lo spirito bohemien e la passione per i viaggi, in Europa e intorno al mondo, degli abitanti di questa zona di Vienna. In realtà, nel nostro presente, ora è il mondo che arriva in questo luogo.
In ogni caso, come abbiamo detto, resta la zona più eterogenea di Vienna, un mix di razze e culture che hanno fatto crescere tante anime artistiche. Anime che qui sono riuscite, meglio che altrove, ad esprimere il loro talento.
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