Il nostro cammino a Parigi può iniziare dall’Arco di Trionfo, voluto fortemente da Napoleone all’inizio dell’Ottocento per omaggiare la Grande Armata e ospitare la tomba del milite ignoto. Un turista non può lasciarsi sfuggire la sua terrazza dalla quale è possibile contemplare quello che è considerato il più bel viale del mondo: gli Champs Élysées.
Il percorso può proseguire poi con la tappa d’obbligo, il simbolo per eccellenza della città, un simbolo che raccoglie in pieno l’essenza di Parigi. Un monumento, ma anche un’opera “nuova”, a dimostrare la grandezza perenne di una città i cui fasti non hanno smesso mai di spegnersi, come la fiamma che viene rinnovata tutte le sere sotto l’arco di trionfo. Parliamo naturalmente della Tour Eiffel, sorta, come tutti sanno, in occasione dell’Esposizione Universale del 1889. Il posto migliore per poterla ammirare in tutta la sua bellezza è la terrazza del Trocadéro.
Dei tanti viaggi a Parigi che si possono intraprendere, almeno uno deve fare tappa al Centre Pompidou di Renzo Piano, vero e proprio paradosso dell’architettura, il cui intento estetico però, contrariamente a quanto accade molto spesso con le archistar di oggi, è decisamente razionale: tutto ciò che è funzionale all’edificio viene collocato “a vista”, all’esterno, in modo da lasciare più spazio possibile all’interno. Un capolavoro che contiene capolavori.
È l’ultimo passaggio di questo micro percorso nel tempo parigino. Inizio Ottocento, fine Ottocento, fine Nocevento. Ogni secolo Parigi tira fuori dal suo cilindro qualcosa di nuovo e di meraviglioso. All’inizio magari fa storcere la bocca, perché ci coglie impreparati, così accadde per la Tour Eiffel, che i parigini consideravano antiestetica, stessa sorte ebbe poi il Centre Pompidu che ora è considerata un’attrazione quasi obbligata per chiunque.
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