In principio era la sola parola. Quella bastava a stimolare la fantasia dell’ascoltatore. Il viaggiatore iniziava i suoi racconti di viaggio e chi era rimasto a terra ne rimaneva affascinato: la fantasia volava, l’immaginazione spaziava e le parole diventavano semplici spunti per nuovi viaggi della mente di chi ascoltava.
Poi venne l’immagine. Prima l’arte, poi la fotografia, dopo la diapositiva e infine l’immagine in movimento. Dapprima, negli anni Settanta, i Super 8, di seguito, nei primi anni Ottanta, le pesanti telecamere VHS, poi le leggere video otto hanno iniziato ad accompagnare i turisti occidentali tra le desertiche oasi africane o le infinite highway americane. I racconti di viaggio si sono trasformati, hanno cominciato a diventare autonomi a parlare direttamente con le immagini.
Il web ha rimescolato le carte e i racconti di viaggio hanno riabbracciato l’intera loro storia. Nella rete migliaia di blog e siti raccontano esperienze di viaggio e al tempo stesso migliaia di video raccontano al posto delle parole.
E tutto ciò alla fine è il riflesso di quanto accade nella nostra realtà. Ad esempio in televisione assistiamo sempre più spesso a programmi che mostrano filmati che raccontano viaggi mentre chi ama il potere della parola può sempre recarsi in libreria e scegliere un libro di racconti di viaggio, magari di Bruce Chatwin, il viaggiatore per eccellenza.
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