Fare i genitori non è un “mestiere” semplice ma tra le difficoltà si raccolgono anche grandi soddisfazioni. I figli danno pensieri e mettono continuamente alla prova. Se poi sono più di uno, spesso i fratelli amano essere solidali tra loro contro gli adulti di riferimento. Ma in fondo siamo noi ad averli educati alla solidarietà, all’appoggio reciproco tra fratelli in ogni situazione, quindi bisogna tenerne conto per rendere il dialogo più semplice.
Come rendere il dialogo tra genitori e figli più semplice
Fino all’età dell'adolescenza è bene non lasciare le scelte ai piccoli. A quattro o cinque anni già sono in grado di comprendere un discorso più complesso: è bene parlare ai bambini cercando di mettersi al loro livello ma scambiandosi pensieri e se ci sono problemi o incomprensioni, cercare insieme delle soluzioni. Questo li aiuterà a fissare l’attenzione e ad acquisire una certa capacità nell’ ascolto. Parlare dando spazio a tutti li auterà ad semplificare il rapporto con i grandi e, un domani da adulti, ad affrontare la società.
E’ bene abituarli fin da piccoli al dialogo, a raccontare anche i micro eventi quotidiani: questo aiuta in ogni caso anche ad intervenire se c’è un problema prima che si ingigantisca. Parlare aiuta i bambini ad avere piena fiducia nei genitori e se è un’abitudine, sarà più naturale farlo anche in adolescenza quando i problemi si complicano, in quanto si rompe quell’idillio (anche se con regolari ricadute) durante il quale i genitori sono perfetti e intoccabili.
Durante l'adolescenza dei figli, gli adulti vengono messi in discussione e il rapporto genitore-figlio cambia: le discussioni nascono anche allo scopo di costruire una relazione che non è più tra bambino e adulto, ma tra due persone “grandi”. E’ consigliabile lasciarli parlare, anche se non troppo liberamente, scambiando opinioni e cercando di porre la discussione in maniera equilibrata rispettandosi l’un l’altro.
L’importante è che ci sia sempre un confronto, e che i genitori ascoltino senza sentirsi o mostrarsi inadeguati per non produrre l’effetto inverso: i ragazzi si potrebbero chiudere in se stessi senza comunicare più nulla sia che si tratti di un evento positivo che negativo.
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