Le challenge online sono di grande tendenza tra i giovani, soprattutto tra gli adolescenti, e rappresentano una minaccia per la proliferazione delle sfide che comportano crescenti pericoli fisici e mentali.
La letteratura impone una distinzione tra gare virtuali pericolose e non pericolose. Le sfide di tipo sociale – come la Jerusalema dance o la Ice Bucket, che è una sfida di tipo solidale – appartengono alla categoria non pericolose. Purtroppo, ne esistono molte che incoraggiano comportamenti tali da mettere in serio pericolo la vita. Secondo la Internet Roundtable for Child Protection, l’effetto più pericoloso di queste sfide potrebbe essere l’autolesionismo intenzionale, che colpisce soprattutto le ragazzine tra i 13 e i 15 anni, ma non mancano l’assunzione di sostanze illegali, farmaci o droghe, e il superamento di prove pericolose, come camminare sui cornicioni o saltare da un balcone all’altro.
Talvolta ai bambini viene chiesto di chiudersi in bagno e dire parolacce (la famigerata bad word bathroom challenge) o di inalare i fumi provenienti da bombolette spray, acetone, vernici o benzina, in grado di provocare euforia ma nel peggiore dei casi anche la morte. Si parla in questo caso di chroming challenge, una sfida che sta spopolando su TikTok. Tra le challenge più famose degli ultimi anni, ricordiamo Blue Whale Challenge, Cinnamon Challenge, Car Surfing Challenge, Kiki Challenge, Benadryl Challenge, Blackout Challenge, Tide Pod Challenge, Eraser Challenge e Salt and Ice Challenge.
Cosa dovrebbe fare un genitore se pensa che il proprio figlio stia partecipando a una challenge?
Se sospetti che tuo figlio possa partecipare a una sfida o che sia interessato a parteciparvi, parla con lui. L’educazione non sta nel controllo, ma nel parlare di quello che potrebbe accadere e ascoltare invece quello che sta accadendo. Discuti dei pro e dei contro della challenge. Invitalo a considerare il pericolo peggiore. Fai domande dirette, ad esempio vale la pena andare al pronto soccorso?
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