Per i bambini piccoli l'egocentrismo è naturale. Se per gli adulti, però, vuol dire essere sempre al centro dell'attenzione, per la psicologia infantile il significato è un altro. Jean Piaget è stato il primo a parlare di egocentrismo infantile, come di una naturale fase dello sviluppo dei bimbi. Fino a una certa età, l'essere umano non è in grado di vedere il mondo da un punto di vista che non sia il proprio, per questo è tutto "egoriferito". Quando finisce la fase egocentrica dei bambini?
Tutti i bambini nascono così, con un egocentrismo che li porta, nei primi anni di vita, ad affrontare ogni situazione attraverso l'"Io" e mai attraverso il "Noi". Lo sviluppo cognitivo, sociale e morale dei nostri figli, però, permetterà loro di avere una visione diverse dal mondo, più ampia, che parte, ovviamente, dal proprio punto di vista personale, ma che è consapevole del fatto che le opinioni altrui contano tanto quanto le nostre.
Il processo di crescita è lungo e diverso da bambino a bambino e non esiste un'età specifica in cui finisce la fase egocentrica dei bambini, anche se possiamo dire che il termine coincide con la maturazione dei bimbi stessi. Fino a tre anni è impensabile chiedere ai nostri figli di mettersi nei panni dell'altro, di provare empatia o di riuscire a percepire il mondo con emozioni e sensazioni che non sentono proprio, perché sono sperimentate dagli altri.
Sarà solamente con l'inizio della scuola dell'infanzia che i piccoli cominciano a mettere in dubbio il loro essere al centro dell'universo, capendo che ci sono anche altre persone. L'esperienza del gruppo classe li aiuta moltissimo in questo, così come gesti semplici come la condivisione dei giochi, il dialogo con gli altri per conoscere opinioni diverse, il rapporto con altre figure adulte di riferimento come le maestre.
Per alcuni bambini la fine dell'egocentrismo infantile coincide proprio con l'ingresso all'asilo, mentre per altri il percorso sarà un po' più lungo.
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