ADOLESCENZA

Quando preoccuparsi del comportamento di un adolescente?

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Quali sono i segnali d'allarme in adolescenza?

L'adolescenza è una fase difficile da affrontare, sia per i ragazzi, che subiscono tanti cambiamenti che non riescono a comprendere pienamente, sia per i genitori, che non riescono più a capirli e non sanno come aiutarli. L'età è molto delicata e bisogna avere tutti gli strumenti utili per poter cercare di trascorrere questi anni nel modo più sereno possibile. Quando preoccuparsi del comportamento di un adolescente? Quali sono i campanelli d'allarme da non sottovalutare mai?

Partiamo dal presupposto che l'adolescenza è un periodo altamente difficile per tutti: verso i 12-14 anni i ragazzi vivono profondi cambiamenti psicologici e fisici, che hanno conseguenze pesanti sulla loro crescita. Talvolta tali mutamenti sono così rapidi che i genitori arrivano a non riconoscere più quei figli che fino al giorno prima erano bambini e ora non sanno più chi sono. Proprio a causa di questa situazione instabile, potrebbero insorgere dei momenti di crisi, perché i teenager devono iniziare a costruire un'identità propria.

In casa è sempre bene mantenere aperto il dialogo: la comunicazione è fondamentale, anche se sappiamo bene quanto sia difficile parlare con gli adolescenti. I genitori dovrebbero sempre osservare come si comportano, lasciando loro maggiori libertà, ma vigilando ogni giorno con attenzione, così da individuare subito i primi campanelli d'allarme di un disagio. Quali sono questi segnali? Gli esperti dicono che possono essere diversi:

  • calo del rendimento scolastico
  • scarsa voglia di uscire con gli amici
  • scarso interesse verso attività che prima adorava
  • irritabilità
  • scatti di rabbia
  • disturbi alimentari o autolesionismo

Bisogna preoccuparsi seriamente in caso di cutting, atti di bullismo, disinteresse totale per la scuola, cambiamenti nelle abitudini alimentari e anche se sembra non avere amici e non esce mai o se nega che ci siano dei problemi, se non riesce a parlare di ciò che prova. I genitori non devono essere lasciati soli in questi casi: meglio rivolgersi a psicologi e psicoterapeuti.

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