Gianni Rodari è nato nel 1920, perciò nel 2020 si festeggiano i 100 anni dalla sua nascita: bambini e adulti possono rileggere le sue poesie, le filastrocche e le frasi, per riflettere, sognare e gustare le rime e i versi.
Gianni Rodari: 9 poesie da leggere i 100 anni dalla nascita
Ecco la rosa di poesie e filastrocche, da rileggere insieme. Qui trovi altre citazioni del giornalista che ha scritto libri, versi e favole per l’infanzia.
Promemoria
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra
Il nome
Vorrei chiamarmi Dante
e scrivere un bel poema,
vorrei chiamarmi Euclide
e inventare un teorema,
vorrei chiamarmi Gitoto
e far belle pitture,
vorrei essere il più bravo
in tutte le bravure.
Vorrei chiamarmi...
come mi chiamo e sono,
per diventare ogni giorno
almeno un po' più buono.
*al posto dei puntini ciascuno può mettere il suo nome)
Che cosa ci vuole
Per fare un tavolo
ci vuole il legno,
per fare il legno
ci vuole l’albero,
per fare l’albero
ci vuole il seme,
per fare il seme
ci vuole il frutto,
per fare il frutto
ci vuole un fiore:
per fare un tavolo
ci vuole un fiore.
Il turno
Il mattino fa ogni giorno
il giro del mondo
a destare le nazioni,
gli uccelli, i boschi, i mari,
i maestri e gli scolari.
Da Oriente a Occidente
il sole apre le scuole,
i gessetti cantano
sulle lavagne nere le parole
più bianche di tutte le lingue.
Si fa un po' per uno a studiare:
quando a Pechino
i ragazzi vanno a giocare
entrano in classe quelli di Berlino,
e quando vanno a letto ad Alma Atà
suona la sveglia a Lima e a Bogotà.
Si fa il turno: così non va perduto
nemmeno un minuto.
L'arcobaleno
Va per la strada una bambina
con un ombrello di sette colori,
sotto la pioggia grigia cammina
con quel piccolo arcobaleno:
e nel suo cuore c'è sempre il sereno.
Gli uomini blu
Giovannino Perdigiorno,
girando intorno a Corfù,
capitò nel paese
degli uomini blu.
Vedendo un uomo bianco
quelli si spaventarono:
lo legarono mani e piedi
e in gabbia lo ficcarono.
Poi dodici professori
e duecento studenti
lo studiarono in lungo e in largo,
gli contarono i denti.
Misurarono la sua testa,
scoprendo con stupore
che aveva due occhi,
un naso e il raffreddore.
Lo fecero camminare,
parlare del meno e del più,
e conclusero: “Ma guarda,
sei un uomo pure tu!
Credevamo fossi un mostro
perché non sei turchino:
tante scuse per lo sbaglio,
vieni, bevi un bicchierino...”
Sulla luna
Sulla luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla luna e sulla terra
fate largo ai sognatori!
Viva i coriandoli di Carnevale
Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perchè i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.
Anno nuovo
“Indovinami, Indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?”.
“Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un Carnevale e un Ferragosto
e il giorno dopo del lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno!”.
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