Per vivere in modo più sostenibile non devi rivoluzionare la tua quotidianità. Sono sufficienti piccoli cambiamenti, che però possono veramente fare la differenza. Questa differenza diventa ancora più evidente se tutti insieme lavoriamo per modificare anche di poco il nostro stile di vita. Da dove iniziare? Dai 5 consigli che trovi proprio qui di seguito: mettili in pratica in occasione della Giornata Mondiale della Terra.
Consumare meno carne, a favore di una dieta il più possibile a base vegetale
Non è necessario diventare vegani o vegetariani, se non lo desideri, però è importante consumare meno carne e pesce, a favore di prodotti di origine vegetale. Il motivo è semplice: allevare è una fonte di inquinamento devastante per il nostro Pianeta.
Secondo un nuovo importante studio, pubblicato su Nature Food, la produzione globale di cibo è responsabile di un terzo di tutti i gas riscaldanti del pianeta: l’allevamento degli animali per il macello causa il doppio dell'inquinamento rispetto alla produzione di alimenti a base vegetale. L’intero sistema di produzione alimentare, che comprende l’utilizzo di macchine agricole, l'irrorazione di fertilizzanti e il trasporto di prodotti, provoca 17,3 miliardi di tonnellate di gas serra all'anno. Inoltre, l’allevamento di animali da macello implica il consumo di più della metà di tutta l'acqua utilizzata negli Stati Uniti. Ci vogliono 9.464 litri d'acqua per produrre mezzo chilo di carne, ma solo 95 litri per produrre mezzo chilo di grano.
È quindi preferibile consumare pesce? Purtroppo, no. La pesca e l’allevamento ittico sono entrambi molto pericolosi per il mare. Tendenzialmente negli allevamenti, i pesci trascorrono due anni in vasche o gabbie recintate, in spazi confinanti e stretti. L'acqua può diventare tossica e, insieme ad antibiotici, pesticidi, parassiti e feci, può diffondersi nelle aree circostanti, contaminando i nostri oceani. Le popolazioni di pesci selvatici possono ammalarsi e morire quando parassiti e sostanze chimiche vengono loro trasmesse da queste fattorie ittiche. Secondo uno studio, un allevamento ittico di 2 acri può produrre tanti rifiuti quanto un comune di 10.000 persone.
Un altro rischio importante è la pesca a trascino, con le longline. Le lenze utilizzate sono lunghe fino a 50 piedi e catturano e uccidono non solo pesci, ma anche uccelli marini, tartarughe e balene. In media, per ogni chilo di pesce pescato, ci sono 2,5 chili di cosiddetto “bycatch”. Questi animali vengono poi gettati fuori bordo come "cattura accessoria". I palangari possono anche perdersi nell'oceano e non vengono mai recuperati, uccidendo animali molto tempo dopo che le barche sono partite. Tutto questo porta alla distruzione di molti habitat naturali: 169 aree marine sono state identificate come "zone morte" nel 2008, rispetto alle 44 del 1995. Una delle più grandi, trovata nel Golfo del Messico, è stata stimata nel 2002 delle dimensioni del Massachusetts: 22.000 chilometri quadrati.
Acquistare abbigliamento sostenibile o second hand
Sei sicuro di non avere nulla da mettere? I nostri armadi sono quasi sempre pieni di abiti inutilizzati. Se vuoi contribuire a salvare il pianeta, inizia ordinando il tuo guardaroba e facendo l’inventario di ciò che davvero usi e di ciò che ti serve. Successivamente, ricordati di acquistare capi prodotti da etichette sostenibili o di seconda mano, il famoso vintage. E con gli abiti che non ti servono più? Vietato buttare. Puoi rivenderli, per esempio online, o puoi regalarli a chi ne ha bisogno.
Perché è importante? Il fast fashion è la produzione in serie di vestiti economici e di scarsa qualità. Per darti un'idea dell'entità del problema, l'industria della moda sforna 80 miliardi di capi all'anno. Sono più di 10 per ogni persona sulla terra. Ed è il 400% in più rispetto a quanto si producesse 20 anni fa. Secondo l'organizzazione TRAID, ogni indumento medio viene indossato solo 10 volte prima di essere gettato via e ogni anno il fast fashion produce 92 milioni di tonnellate di rifiuti. È agghiacciante pensare che i tuoi vestiti possono impiegare fino a 200 anni per decomporsi. Nel deserto di Atacama, si sta consumando un vero e proprio disastro ambientale: indumenti scartati da Stati Uniti, Europa e Asia, vengono inviati in Cile per essere rivenduti. Delle 59.000 tonnellate importate ogni anno, una gran parte non viene venduta e finisce così accumulata in enormi discariche illegali, tra cui quella presente nel deserto di Atacama.
In molti Paesi, le acque reflue delle fabbriche di abbigliamento sono scaricate direttamente nei fiumi. Nel solo Bangladesh, ogni anno 22.000 tonnellate di rifiuti tossici provenienti da concerie finiscono nei corsi d'acqua, avvelenando la flora e la fauna. Ma l’emergenza non è solo ambientale, è umanitaria. Pensa che possono essere necessarie fino a 200 tonnellate di acqua dolce per tingere e rifinire solo una tonnellata di tessuto. l’Extinction Rebellion e l'ONU hanno scoperto che 3,6 miliardi di persone (quasi la metà della popolazione mondiale) ogni anno sono a rischio a causa della mancanza d’acqua.
Evitare gli sprechi alimentari
La maggior parte dei consumatori non si rende conto di quanto cibo si butta ogni giorno. Dagli avanzi non consumati ai prodotti vecchi o danneggiati, il 94% degli alimenti che si scartano finisce per accumularsi nelle discariche, secondo l'Agenzia per la protezione dell'ambiente (EPA). Sul sito del Ministero della Salute si legge che ogni anno lo spreco alimentare costa 1.000 miliardi di dollari in tutto il mondo, che salgono a 2.600 se si considerano anche l’impatto ambientale e i costi di produzione. Solo in Italia, si parla di 15 miliardi di euro. E se questo non bastasse, devi calcolare l’impatto ambientale. Molto di questo cibo infatti è carne o pesce e, come hai potuto leggere prima, la produzione di questi alimenti è un fattore inquinante tremendo. Oltre un quarto dell’energia usata nel mondo viene destinata alla produzione e alla fornitura di cibo. Secondo il rapporto Ispra, circa l’80% dei suoli agricoli sulla Terra è impiegato per produrre cibo per animali da allevamento e non per essere destinato all’essere umano. E se non bastasse, l’agricoltura è il maggiore consumatore di risorse d’acqua nel mondo (l’89% delle risorse idriche potabili va proprio in questo settore). Quando butti il cibo, stai buttando acqua, luce, gas, ma anche chilometri di terre.
Usare meno la macchina
Lascia la macchina in garage e prova a prendere i mezzi pubblici, la bicicletta o semplicemente a camminare tutte le volte che ti è possibile. La guida su strada rappresenta circa il 20% delle emissioni totali di carbonio, tra le principali cause del cambiamento climatico. Usare i mezzi pubblici significa che più persone possono utilizzare lo stesso veicolo, invece di guidare ognuno il proprio. È vero, anche autobus e treni producono emissioni, ma quelle di un mezzo condiviso sono comunque inferiori a quelle prodotte se tutti i passeggeri guidassero. Camminare e andare in bicicletta sono scelte completamente green e anche gratuite. Inoltre, in futuro, valuta l’acquisto o il noleggio di un’auto elettrica.
Adottare misure domestiche per ridurre il consumo di energia elettrica e gas
Cambia le lampadine con led o cfl per un risparmio pari all’85%, ma non dimenticare di sfruttare quanto più possibile la luce naturale. Ovvero, spegni le luci quando non servono. Usa un termostato intelligente che, abbinato a finestre coibentate, può stabilizzare la temperatura interna della tua casa, evitando le oscillazioni di caldo e freddo che sprecano energia. Se devi sostituire i tuoi elettrodomestici, prendi quelli di una classe energetica elevata. Ricordati di spegnere gli elettrodomestici che non utilizzi e non riempire troppo il frigorifero. Se è troppo pieno rischia di non raffreddare a sufficienza, di consumare più energia e di favorire lo spreco alimentare, perché qualcosa sicuramente andrà a male.
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