Quando si decide di partecipare al concerto del proprio cantante preferito, sono tante le spese da mettere in conto per quella giornata. Oltre al costo del biglietto di ingresso, non sempre a portata di tutte le tasche (senza parlare dei sovrapprezzi del secondary ticketing), bisogna calcolare il prezzo del trasporto che ci servirà per raggiungere la location, ma anche il cibo e l'acqua o altre bevande da bere sul posto. Proprio in quest'ultimo caso, si vanno sempre più diffondendo i cosiddetti token ai concerti, odiatissimi da tutti i fan. Cosa sono e come funzionano?
I token sono dei gettoni, una sorta di moneta alternativa valida in occasione di concerti, festival o altre grandi manifestazioni. Si comprano alla cassa in pacchetti prestabiliti, ovviamente pagando con i contanti, i bancomat o le carte di credito, e si usano per comprare qualsiasi cosa venduta all'interno della location. Gli organizzatori dei concerti li preferiscono ad altre forme di pagamento, mentre i partecipanti ai live storcono un po' il muso quando devono comprare questi gettoni di plastica colorata.
I motivi sono diversi:
- un token ha un valore diverso, deciso di volta in volta dagli organizzatori
- non sempre i token si possono dividere per assicurare pagamenti precisi
- è sempre prevista una soglia minima di acquisto, di solito pari a 10 euro
- spesso, se i gettoni non sono divisibili, avanza un numero di token che non riesce a soddisfare nessun acquisto e questo implica il doverne comprare altri, spendendo altri soldi, consapevoli, però, che i conti nontorneranno mai
Finito il concerto, spesso i partecipanti si ritrovano in tasca token che non possono utilizzare, anche perché non sono riusabili per altri eventi, e che non si possono nemmeno restituire per avere indietro i soldi spesi e non utilizzati. Anche le associazioni di consumatori sono intervenute per capire come regolare questo meccanismo che grava sulle spese di chi sceglie di seguire il proprio cantante preferito o la band del proprio cuore.
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