Ogni lavoratore dovrebbe essere a conoscenza del proprio contratto di lavoro, per sapere quali sono le sue mansioni, l'orario concordato, lo stipendio finale e anche per comprendere quando, forse, il datore di lavoro sta chiedendo più del dovuto al suo dipendente. Ad esempio, cosa si intende per lavoro straordinario? Può essere chiesto sia dal capo sia dal lavoratore, magari per arrotondare un po' lo stipendio e guadagnare qualcosa in più. Ma partiamo dall'inizio.
Il lavoro straordinario, come suggerisce il nome stesso, è una prestazione lavorativa che va oltre il numero di ore stabilito dalla contrattazione. Se il CCNL non prevede altro, per un contratto full time dopo le 40 ore settimanali, tutte le ore lavorate in più sono di straordinario. Attenzione, però, perché non si possono svolgere più di 8 ore a settimana in più, per un totale, dunque, di 48 ore di lavoro settimanali (le ore di straordinario, inoltre, non possono superare le 250 in un anno).
Il datore di lavoro può chiedere al dipendente di fare straordinari solo in determinate condizioni, previste sempre dai contratti collettivi nazionali, territoriali e aziendali. Quando non è previsto nel CCNL, invece, datore e lavoratore devono essere d'accordo sullo svolgimento delle ore in più, sempre rispettando le 8 massime previste a settimana e le 250 annue. Quest'ultimo limite può essere superato in casi eccezionali di causa di forza maggiore o in occasione di eventi particolari che tengono maggiormente impegnata l'azienda.
Se, invece, è il dipendente a chiedere il lavoro straordinario al suo datore, quest'ultimo deve comunque concedere un ammontare ore pari a quello previsto in fase di assunzione. Per il datore, non è mai un obbligo accettare la richiesta di lavoro straordinario del suo lavoratore. Al contrario, il dipendente può rifiutare lo straordinario solo presentando giustificate motivazioni che devono essere comprovate.
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