Farlo andare a nanna è sempre un problema, perché ha paura del buio e si inventa tutte le scuse possibili pur di non dormire in camera sua, da solo. La paura del buio in realtà è una pausa della solitudine, della separazione: il piccolo si trova in una stanza solo senza mamma e papà, il suo riferimento.
I genitori, sin dalla nascita del bambino, hanno un unico desiderio: non vedono l'ora che dorma serenamente tutta la notte, per poter fare lo stesso. Se dunque la paura del buio è il timore della solitudine e il bambino percepisce una mamma preoccupata e ansiosa quando lo saluta per la buona notte, che cosa penserà? A sua volta assorbirà lo stress e non vorrà chiudere occhio. E non è tutto. La mamma preoccupata che il piccolo possa non riposare, andrà a controllarlo diverse volte, mandando al bambino un altro messaggio di ansia. Aggiungiamo un altro tassello: un bambino che sta poco con i genitori durante il giorno, magari perché va al nido, chiederà alla mamma quel tempo che non ha avuto: la paura del buio è solo una scusa per averla con sé.
Che cosa puoi fare? Anticipare i suoi bisogni. Raccontagli una bella storia ed evita di passare il tuo tempo con lui con il telefono in mano. La paura è un'emozione che fa crescere, dunque è importante che impari ad addormentarsi da solo. Fa parte della sua autonomia. Quando esprime la sua paura dell'oscurità, il genitore non deve esitare a rispondergli, a parlare con lui, qualunque sia la sua età. È una fobia "normale" nella prima infanzia. I genitori devono assolutamente dare valore al loro bambino, in ogni fase del suo sviluppo. Quando parlerà delle sue paure, il genitore può chiedergli cosa lo spaventa. Potete trovare insieme qualcosa che lo rassicuri come lasciare la porta aperta, illuminare il corridoio o usare una lucina notturna.
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