SETTEMBRE 2018 - Il video e la canzone sono usciti in simultanea il 14 settembre scorso, con somma gioia dei fan dei due artisti. Di cosa/chi stiamo parlando? Ovviamente di "Quelli che restano" di Francesco De Gregori ed Elisa, che hanno collaborato insieme per un duetto poetico e dolcissimo che ha fatto schizzare la clip nella pagina tendenze di YouTube.
Il brano è una gioia per le orecchie, perché le voci dei due artisti si sposano alla perfezione. Lucente e chiara quella di Elisa, più profonda e graffiante quella di Francesco De Gregori, che mette dalla sua anche la quota maturità. Sul suo cantato il tempo è stato generoso, donandogli sfumature più intense e rotonde.
Quelli che restano sembra una canzone da vecchi amici che si ritrovano, che si raccontano, che si conoscono, ma di fondo si percepisce che il significato va cercato nel comune denominatore, il mondo dello spettacolo e in particolare della musica.
Si legge "È che mi perdevo dietro a chissà quale magia quale grande canzone", ma anche "Avevo capito le regole del gioco e ne volevo un altro uno da prendere più seriamente", a lasciar intendere i classici momenti di ricerca dell'ispirazione dell'artista a voler scrivere un pezzo che faccia storia, così come quelli in cui viene invece voglia di mollare tutto e scegliere un "gioco" (lavoro) più sicuro.
Il brano Quelli che restano di Elisa e Francesco De Gregori è una sorta di autobiografia, quella che potrebbe scrivere ogni musicista e cantautore. Vale la pena ascoltare la canzone, poi lasciarsi ispirare dal testo e infine guardare il video ufficiale, girato in un teatro di Roma. Una vera alchimia.
Quelli che restano di Elisa e Francesco De Gregori, testo
È che mi chiedevo se la più grande fatica è riuscire a non far niente
A lasciare tutto com’è, fare quello che ti viene e non andare dietro la gente
È che mi perdevo dietro a chissà quale magia quale grande canzone in un cumulo di pietre
Sassi più o meno preziosi e qualche ricordo importante che si sente sempre
È che mi lasciavo trascinare in giro dalla tristezza quella che ti frega e ti prende le gambe
Che ti punta i piedi in quella direzione opposta così lontana dal presente
Ma noi siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano
E gli occhiali li tolgono e con l’acceleratore fino in fondo, le vite che sfrecciano
E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari
Avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici degli animali
È che mi voltavo a guardare indietro e indietro ormai per me non c’era niente
Avevo capito le regole del gioco e ne volevo un altro uno da prendere più seriamente
È che mi perdevo dietro chissà quale follia quale grande intuizione tra piatti sporchi e faccende
Tra occhi più o meno distanti e qualche ricordo importante che si sente sempre
Ma noi siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano
E gli occhiali li tolgono e con l’acceleratore fino in fondo le vite che sfrecciano
E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari
Avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici degli animali
E più di una volta e più di un pensiero è stato così brutto da non dirlo a nessuno
Più di una volta sei andato avanti dritto dritto sparato contro un muro
Ma ti sei fatto ancora più male aspettando qualcuno
Ma ti sei fatto ancora più male aspettando qualcuno
Siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano
E gli occhiali li perdono e sulle autostrade così belle le vite che sfrecciano
E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari
Avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici e selvatici selvatici
Siamo quelli che guardano una precisa stella in mezzo a milioni
Quelli che di notte luci spente e finestre chiuse non se ne vanno da sotto i portoni
Quelli che anche voi chissà quante volte ci avete preso per dei coglioni
Ma quando siete stanchi e senza neanche una voglia
Siamo noi quei pazzi che venite a cercare
Quei pazzi che venite a cercare
Quei pazzi che venite a cercare
Quei pazzi che venite a cercare
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