Si vive in una società di stereotipi e spesso sono così radicati che non ci si presta adeguatamente attenzione. Chiedere perché qualcuno è "ancora" single e assicurargli che "troverà presto la sua persona" può sembrare un modo premuroso, persino sensibile, ma non lo è. In qualche modo, si insinua che non avere un partner sia un elemento di vergogna.
La vergogna della solitudine deriva da pregiudizi negativi sulle persone che non hanno un partner: devono essere tristi e sole per non avere un partner; ne stanno attivamente cercando uno, ma non hanno ancora trovato una corrispondenza; e ci deve essere qualcosa di sbagliato in loro che li sta facendo finire da soli. Il single shaming è ancora molto forte e radicato.
I dati di un sondaggio del servizio di incontri Match, mostrano che il 52% di 1.000 adulti single nel Regno Unito ha riferito di aver subito single shaming "dall'inizio della pandemia”. E anche se il 59% ha dichiarato di essere "soddisfatto del proprio stato di relazione", è stato comunque oggetto di domande invadenti.
La persistenza di questi pregiudizi nei confronti dei single non è solo umiliante, ma anche obsoleta in molti paesi. Gli stereotipi sui single non sono solo sbagliati, possono anche avere conseguenze dannose. La vergogna interiorizzata può influenzare negativamente l'immagine di sé. Anche se in famiglia non ci sono forzature o giudizi, non raggiungere i grandi traguardi della vita come il matrimonio e i figli può avere un impatto, specialmente su qualcuno che sta attivamente cercando un partner, perché è ciò che la società tende ad aspettarsi da loro. Il rischio principale è la depressione.
Zitella contro scapolo
Esiste poi lo stereotipo nello stereotipo. Le donne tendono a sopportarne il peso e alcune culture enfatizzano il matrimonio e l'avere figli più di altre. Innanzitutto, considera le parole per descrivere le donne single in contrapposizione agli uomini. Mentre gli uomini sono conosciuti come "scapoli", le donne sono chiamate "zitelle". Nel tardo medioevo, quest'ultimo è nato come termine per descrivere le donne che filavano la lana professionalmente, la maggior parte delle quali non erano sposate. Gli 'scapoli', nel frattempo, sono spesso descritti come divertenti, che vivono le loro vite migliori e spensierati: queste connotazioni positive risalgono a The Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer.
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