Oggi si parla tanto di Agenda 2030, quando mancano pochi anni alla "data di scadenza" dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, stilati per creare un mondo migliore, soprattutto per le future generazioni. Ma sappiamo davvero tutto quello che c'è da sapere su un documento che dovrebbe rappresentare il nostro faro, per salvare un pianeta che rischia di collassare? Scopriamo chi ha definito gli obiettivi di sviluppo sostenibile e perché.
Il 25 settembre del 2015 l'Assemblea Generale delle Nazioni Uniti ha deciso di adottare l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Si tratta di un documento ufficiale e condiviso, nel quale troviamo le linee guida per creare un mondo più sostenibile (dal punto di vista non solo ambientale, ma anche sociale ed economico) nei successivi 15 anni dalla data di inizio dell'agenda. I 17 Sustainable Development Goals che compongono l'Agenda 2030 sono un piano di azione globale per garantire un futuro per tutti, per le persone e per il pianeta.
L'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile è di fatto un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. L'hanno sottoscritta i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, prima di essere approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU. Si compone di 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs, che fanno parte di un ampio programma formato da 169 target o traguardi associati, da raggiungere entro il 2030.
Gli obiettivi, enumerati nella Risoluzione delle Nazioni Unite A/RES/70, sono stati concordati a partire dai principi inclusi nella Risoluzione A/RES/66/288, intitolata "Il futuro che vogliamo, documento elaborato in seguito alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del 2012, per prendere il posto degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, con scadenza proprio nel 2015. Ogni anno gli Stati che hanno sottoscritto "il patto" possono presentare lo stato di attuazione dei 17 goals nel proprio paese.
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