Il termine “overtourism” è stato creato per descrivere situazioni in cui l'impatto del turismo in determinati periodi o destinazioni supera quello che l'infrastruttura, l'ambiente, l'economia o la società della destinazione sono in grado di gestire. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, gli arrivi di turisti internazionali sono passati da 25 milioni nel 1950 a oltre 1,3 miliardi nel 2017. I viaggi sono più accessibili che mai e, combinati con la rapida urbanizzazione dovuta all’aumento della popolazione globale, alcuni dei viaggi più popolari al mondo le destinazioni e le attrazioni registrano ogni anno un numero senza precedenti di visitatori.
Overtourism e sovraffollamento?
Queste due parole non sono sempre la stessa cosa. Solo perché un posto è pieno di gente non significa che soffra automaticamente di overtourism. Nei ponti di primavera ed estate, Gardaland è così pieno che i visitatori riescono a malapena a evitare di scontrarsi. Ciò non significa che la cultura, l'economia e la natura stessa del luogo non siano attrezzate per gestire la massiccia presenza di turisti; in effetti, è ciò per cui è stato costruito.
Diverso, invece, per Venezia, destinata letteralmente ad affondare a causa del costante aumento del turismo. Che cosa significa allora, esattamente, “troppi turisti”? Dipende dalla destinazione, dalla sua problematica unica e dalle sue capacità specifiche. Ecco perché l'overtourism non ha una soluzione unica per tutti. In molti casi, la risposta sta negli sforzi di collaborazione da parte di agenzie governative, parti interessate, visitatori e gente del posto al fine di superare gli effetti negativi.
L'impatto del turismo su una destinazione può influenzare negativamente o positivamente sia la qualità della vita dei suoi cittadini sia la qualità delle esperienze dei suoi visitatori. Sebbene l’aspetto negativo più citato – e forse più ovvio – dell’overtourism abbia a che fare con la distruzione ambientale, raramente finisce qui.
Condividi