Ogni nostra azione, ogni nostro gesto, ogni nostra attività ha un impatto sul pianeta, più o meno "forte". Ne dobbiamo essere consapevoli. Anche un oggetto "di uso quotidiano" come le banconote possono inquinare. Anzi, secondo quanto emerso da un recente studio l'Italia sarebbe proprio sul podio dei Paesi che inquinano di più la Terra attraverso i pagamenti in contanti. Il cashless, infatti, inquinerebbe molto meno. Quanto inquinano i soldi contanti?
L'uso del contante è associato a un alto livello di inquinamento per i costi ecologici derivanti dalla sua produzione. Per estrarre le materie prime di cui sono fatti i soldi contanti, come il rame, il nichel e l'acciaio, consumiamo energia in grande quantità e risorse naturali, provocando emissioni di gas serra nell'ambiente. Inoltre, a questo si deve aggiungere l'energia indispensabile per abbattere gli alberi da cui si ricava la cellulosa che forma la carta delle banconote.
Ma non è solo in fase di produzione che le banconote inquinano: in tutto il ciclo di vita dei contanti possiamo annoverare tutta una serie di costi ecologici che hanno un impatto interessante (in negativo, ovviamente) sul nostro pianeta. Dobbiamo considerare, infatti, le emissioni di CO2 prodotte dai mezzi usati per il trasporto e per la distribuzione, così come il carburante utilizzato per tali trasferimenti. Senza dimenticare l'energia elettrica che serve per far funzionare gli sportelli automatici dove andiamo a prelevare il denaro contante. E, infine, i costi dello smaltimento delle banconote usurate, che contemplano un nuovo consumo di risorse.
Secondo questo studio, che vede l'Italia con al collo la medaglia d'argento per emissione di anidride carbonica dovuta all'utilizzo delle banconote, i dati sarebbero allarmanti. Sarebbero, infatti, 2,7 i chilogrammi di anidride carbonica pro capite che vengono a generarsi ogni volta che tiriamo fuori dal portafoglio una banconota per pagare un prodotto o un servizio o andiamo a fare bancomat.
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