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Si chiama orienteering ed è un'attività sportiva sempre più diffusa. Esistono gare e competizioni, ma anche eventi amatoriali che permettono di scoprire questa disciplina in città o nella natura. L'attività prevede, come suggerisce il nome stesso, di orientarsi in uno spazio, dotati solo di una mappa, senza nomi di vie o di altri punti di riferimento, e magari di una bussola. Si può fare a piedi, di corsa o camminando, ma anche in mountain bike, con gli sci di fondo…
Cos'è
L'orienteering è uno sport regolarmente riconosciuto: è nato in Svezia nel 1919. La prima gara ufficiale si è svolta a Stoccolma. I partecipanti alle competizioni, amatoriali o professionistiche, vengono dotati di mappa e bussola. Devono raggiungere dei diversi punti di controllo, che sono le tappe del percorso da effettuare. Ogni tappa è contraddistinta da una lanterna, dove si trovano un chip o un punzone che permettono di convalidare il passaggio. Vince chi arriva prima alla fine, impiegando il minor tempo possibile e, ovviamente, raggiungendo tutti i punti di controllo previsti.
Dove si pratica
Di solito si pratica nei boschi, nelle foreste, in montagna, in aree verdi, ma si sta diffondendo sempre più spesso la pratica anche nei centri storici delle città, per conoscerle meglio e scoprirne angoli nascosti mettendo alla prova il proprio senso dell'orientamento.
Perché l'orienteering fa bene
Sono tanti i benefici dell'orienteering, per i grandi e per i piccini:
- aiuta a sviluppare e migliorare le capacità motorie
- stimola lo sviluppo e il miglioramento delle capacità mentali
- migliora il senso dell'orientamento
- aumenta l'autostima
- promuove atteggiamenti di problem solving
- fa dimenticare ansia e stress per qualche momento
Sono tante le associazioni che promuovono queste attività in tutta Italia e che di solito appartengono alla Federazione Italiana Sport Orientamento. Adulti e bambini possono avvicinarsi a questo mondo per trascorrere qualche ora di benessere e sano divertimento.
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