Il caposaldo della cultura giapponese su cui si basano la vita, le parole e gli atteggiamenti, è sicuramente l’armonia. Come insegna Suzuki Daisetsu, tutto si fonda su quattro sacri principi: l’armonia (wa), la riverenza (kei), la purezza (sei) e la tranquillità (jaku). Pacifica e ordinata la società giapponese è molto più profonda di quanto sembri dall’esterno. Un mondo, ai nostri occhi, chiuso e inaccessibile che se scoperto nasconde un tesoro inestimabile. Tutto ciò a partire dal loro tipico modo di esprimersi, così lontano dal nostro.
La parola nella cultura giapponese
C’è una parola in particolare che spiega il concetto alla perfezione, ”Kotodama”, l’origine della parola. Secondo la cultura giapponese le parole di Dio non sono le sole a possedere un grande messaggio spirituale, anzi, anche la parola umana assume un potente significato. Questo potere è il Kotodama (spirito delle parole) nascosto all'interno di ogni espressione.
Oltre alla profondità della parola stessa bisogna sottolineare anche le proprietà di cui si compone la scrittura. Il tutto è basato sui Kanji (caratteri han o cinesi). Kanji è un tipo di sistema di scrittura giapponese, basato su simboli che rappresentano parole o idee. Possono essere combinati per formare una parola, o possono rappresentarne una singola. Se analizzati meglio si può notare come essi stessi raccontino una storia, ogni segno è posto in maniera tale da ricordare, seppur in maniera stilizzata, il significato della parola che descrive. Ad esempio la parola yuki (neve) è una mano che scaccia la pioggia e la parola Jūn (esercito) rappresenta un carro da guerra con attorno una palizzata.
Ecco una serie di parole per conoscere qualcosa in più del Giappone, in attesa di visitarlo.
10 parole tipiche giapponesi
- Natsukashii (懐かしい): comunemente tradotto come 'nostalgia', come ogni altra parola giapponese ha un significato molto più evocativo. È utilizzata quando qualcosa ricorda il passato, un ricordo felice che ti riporta ad un momento specifico. È una delle parole più amate, considerate l'influenza e l'importanza che la storia ha sul popolo giapponese.
- Kokoro (こころ): a volte capita che sia erroneamente tradotto solo come ‘cuore’, in realtà è un unione di significati. Kokoro è anche " mente" e ” spirito”. Oggi, kokoro funziona come sostantivo per riferirsi a un luogo in cui sono contenute emozioni e sentimenti.
- Ikigai (生きがい): Ikigai è un’idea che unisce i termini giapponesi iki (vita), e gai (beneficio). Se combinati, queste parole significano ciò che conferisce alla tua vita valore, significato o scopo. Ikigai è simile al termine francese "raison d'etre” (ragione d'essere).
- Itadakimasu (いただきます): questa parola è forse una delle più pronunciate dal popolo nipponico. È tradotto come “ricevo umilmente” e si riferisce al cibo. Da generazioni viene insegnato a battere le mani e dire “Itadakimasu!” prima di ogni pasto. Può essere affiancato al nostro comune “buon appetito”.
- Sukkiri (スッキリ): la sensazione di essere rinfrescati o chiari. Solitamente viene usato con "suru/shimasu" per far intendere che ci si sente rinati. Ciò viene inteso sia dal punto di vista fisico e mentale. “Sukkiri” è liberarsi del superfluo, delle zavorre del cuore per la ricerca di un rinnovato benessere.
- Arigatameiwaku (明和ありがた): un atto che qualcuno fa per qualcun'altro ma che quest'ultimo non voleva facesse. Nonostante tutto, é determinato a fargli un favore. Il risultato causa molti problemi? Nonostante questo le convenzioni sociali richiedono ugualmente di esprimere gratitudine.
- Kintsugi (金継ぎ): diciamo spesso che “l‘essere umano è imperfetto”. Ecco, il Giappone ha fatto di questo concetto una vera e propria arte. La tecnica kintsugi è un'estensione della filosofia giapponese del wabi-sabi, che vede la bellezza nell'essere incompleto e imperfetto. Si tratta di restaurare vecchi oggetti sbeccati e rovinati con l’oro da far scorrere lungo le incrinature, perchè quella ferita o rottura ci ricorda che abbiamo vissuto e superato con coraggio le difficoltà.
- Gambaru (がんばる): una delle parole più utilizzate nella vita di un giapponese. Sia a scuola che al lavoro a parola viene usata spesso per augurare buona fortuna. È spesso tradotto come "fare del proprio meglio" e incarna l‘idea che con la forza di volontà si possa superare ogni difficoltà.
- Shōganai (しょうがない): a chi non è mai capitata una situazione che va al di la del proprio controllo, un evento magari irreversibile ma che non si può evitare. In Giappone c’è questa parola che esprime l‘accettazione dell’evento. “Shōganai” significa letteralmente “non c’è niente da fare”.
- Michikusa (みちくさ): tante volte è capitato di organizzare un viaggio e di ritrovarsi davanti ad imprevisti che ci costringono a virare dal piano originale. La parola “michikusa” significa letteralmente «mangiare erba sulla strada». In senso figurato, significa fermarsi da qualche parte, perdere tempo e fare qualcosa di non calcolato lungo il percorso.
- Kata (カタ): “kata” è un termine che descrive la forma delle parole. È una frase piuttosto paradossale ma calzante. In Giappone ogni parola assume una forma specifica. La parola è anche molto utilizzata nell’ambito dell'arte marziale del karate, e descrive una serie di precisi movimenti che aiutano nel perfezionamento della tecnica individuale.
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