GRAVIDANZA

Violenza ostetrica: cos'è e quali diritti ha la partoriente

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Di violenza ostetrica si parla in modo più deciso da pochi anni, ma il problema esiste da tempo

Da qualche anno si susseguono delle proposte di legge per la tutela dei diritti della partoriente e la salute del neonato. Ma ad oggi, a parte alcune leggi regionali, è ancora un nulla di fatto. Il problema della violenza ostetrica però esiste e avere un’idea di cosa sia e di come difendersi è fondamentale.

Come primo punto va chiarito il significato di violenza ostetrica, che va identificata come una vera e propria forma di abuso da parte del personale sanitario nei confronti della gestante. Il termine “abuso” è forte ma calzante, in quanto la casistica mondiale dimostra come proprio gli abusi nella medicalizzazione dei processi naturali come il parto, siano all’ordine del giorno.

In poche parole, è violenza ostetrica ogni ricorso a procedure mediche senza il consenso della partoriente, come anche atti di violenza psicologica e verbale ai suoi danni da parte del personale sanitario. Non è un caso che l’OMS abbia stilato già verso la metà degli anni 80, una lista di 15 raccomandazioni per scongiurare il problema.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti individuato - a seguito di segnalazioni da parte di gruppi femministi sparsi per il globo - atti nocivi e svilenti nei confronti delle gestanti, prima, durante e dopo il parto. Si legge proprio, tra i 15 punti della lista, che procedure mediche, come l’induzione al travaglio o il ricorso al cesareo, devono essere eccezioni e non regole.

Ad oggi, molte equipe mediche bypassano anche il consenso specifico della futura mamma, per mere questioni di velocizzazione del parto. Per fortuna, parallelamente, nella delicata fase del puerperio, gruppi di sostegno della donna si spendono per raccogliere testimonianze e dare la corretta informazione alla partoriente sui suoi diritti.

Un esempio, l’episiotomia, taglio chirurgico del perineo per facilitare il parto, è una procedura divenuta standard, ma che invece andrebbe valutata caso per caso, visti i possibili effetti collaterali. Lo stesso vale per la rottura artificiale delle membrane, finalizzata a sveltire il travaglio, ma non priva di controindicazioni per la salute del nascituro.

Ed ancora, il ricorso alla rasatura del pube e il clistere prima del parto, sono procedure ormai routinarie, perché facilitano il lavoro dei sanitari, ma non sono obbligatorie. La tutela della psicologia della donna in queste fasi è fondamentale, come lo è l’informazione, motivo per cui non è possibile sottovalutare il suo volere, o addirittura agire a sua insaputa.

È dagli anni 70 che nel nostro paese, grazie ai gruppi femministi presenti sul territorio, si parla di violenza ostetrica. In Italia, un’indagine statistica recente ha fissato ad un milione il numero di gestanti, dal 2003 ad oggi, che ha lamentato un qualche tipo di violenza fisica o psicologica durante il parto. Un altro 23% non si è detto sicuro.

Ma ancora, nonostante i dati allarmanti, i disegni di legge in merito non arrivano al passaggio successivo. In ordine di tempo, l’ultimo è quello del 2016, che ha avuto come primo firmatario l’Onorevole Adriano Zaccagnini. Il titolo del disegno già dice molto: “Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico”.

Si parla di diritti, non a caso e non per caso. Quelli che troppo spesso, in nome di una velocizzazione di un’esperienza bellissima e naturale, quale è il dare alla luce un figlio, vengono accantonati. A tal proposito, è emblematico come, nel 2013, un’inchiesta del Ministero della Salute italiano avesse fatto emergere che quasi la metà dei cesarei fatti non era giustificato.

Nel 2016 è nato l’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica, che raccoglie ogni anno dati e racconti di donne. È comunque importante ricordare che ci sono casi specifici dove il ricorso ad azioni mediche chirurgiche, più o meno invasive, non solo è utile, ma è anche e soprattutto indispensabile per tutelare la salute del bambino e della futura mamma.

È altrettanto importante ricordare che il parto è un evento naturale e fisiologico e che, in quanto tale, necessita dei propri tempi e merita tanto amore, tanto supporto dall’esterno e soprattutto tanto rispetto. Non si parla di numeri o di ore, si sta parlando di vita.

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