Niente da dire, i cuccioli di tutte le specie mammifere sono bellissimi, ma forse solo quelli di gatto riescono a contendersi il podio della tenerezza con la razza umana. Tanto adorabili quanto delicatissimi, i gattini hanno però bisogno di un'attenzione particolare per quanto riguarda l'alimentazione dei loro primi mesi di vita, che determinerà anche la loro salute futura.
Innanzi tutto, se stiamo pensando di adottare un cucciolo di gatto, ricordiamoci che per garantire la sua salute psico-fisica, è necessario che non venga staccato dalla mamma prima dei 2 mesi. Durante il primo mese il gattino si ciberà infatti solo col latte materno e solo dopo i primi quaranta giorni di vita potrà essere svezzato gradualmente fino alla completa autonomia dalla poppata.
La fase di transizione del micio dal cibo liquido a quello solido è importantissima, quindi sarà nostra cura scegliere alimenti secchi e umidi adatti alla sua fase di crescita. Leggiamo bene le etichette di scatolette e croccantini (questi ultimi da bagnare nell'acqua per evitare che siano troppo duri) e accertiamoci che sia espressamente scritto che si tratta di un alimento completo, seguendo le indicazioni del veterinario sui dosaggi adatti.
In linea di massima un cucciolo di gatto ha un fabbisogno fino a 3 volte superiore rispetto a quello di un adulto. Ha infatti necessità di assumere più proteine, aminoacidi e minerali, così come vitamine specifiche per la crescita. Per tale ragione sarebbe preferibile, fino ai 6-8 mesi almeno, evitare di alimentare il gattino in maniera "artigianale", salvo farsi stilare una dieta adatta da un nutrizionista animale.
Il nostro piccolo felino nei suoi primi mesi avrà infatti bisogno di un menù bilanciatissimo, che lo aiuterà nella fase della crescita e nello sviluppo degli organi e delle sue funzioni sensoriali. Il momento più delicato è dai 3-5 mesi, durante i quali i pasti devono essere frequenti (fino a 6-7 al giorno) ma equilibrati.
Dai 6-9 mesi la frequenza dei pasti cala a 4 al dì, fino a scendere a 3 al giorno dai 10 ai 13 mesi. Dopo l'anno di età possiamo iniziare a dare al nostro micio due pasti al giorno, sufficientemente distanziati l'uno dall'altro (es. 8 di mattina e 8 di sera).
Se il veterinario è d'accordo, possiamo a questo punto integrare i classici bocconcini di carne o pesce, sempre adatti all'età specifica, con riso bollito a lungo (deve perdere i suoi amidi) rigorosamente non salato e carote, anche queste piuttosto avanti con la cottura. Per quanto riguarda le proporzioni ricordiamoci che il gatto è un carnivoro, perciò nella piramide dei nutrienti le proteine hanno la precedenza.
Abituare il gattino a sapori diversi rispetto a quelli classici del solo cibo umido o secco, ci permetterà di renderlo meno schizzinoso in futuro. Questo ovviamente non significa dare al piccolo pet ogni tipo di alimento. Ricordiamoci infatti che i latticini possono provocargli dissenteria, così come carne, uova e pesce crudi possono portare parassitosi. Le uova in particolare possono provocare problemi di pelo e pelle, diminuendo l'assorbimento della vitamina B.
Se il pasto del micio è a base di umido, quando vogliamo premiarlo, anziché fargli assaggiare i nostri avanzi, spesso anche troppo salati o conditi, possiamo dargli una manciatina di crocchette, preferibilmente della stessa marca di paté o bocconcini che usiamo.
Vicino alla ciotola del cibo, a qualunque età, teniamo una vaschetta di acqua sempre fresca, perché anche se il gatto non è un gran bevitore, ha sempre l'esigenza di slappare, specie nei mesi più caldi.
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