Chi di noi non è abituato a bere caffè? Sono davvero in pochi a poter dire di non assumere questa bevanda. Infatti una tazzina presa al bar o a casa non è solo il modo per chiudere un pasto e ricominciare le proprie attività con un altro ritmo, ma è anche un vero e proprio rito sociale. E, poi gli italiani il bisogno di caffè è come se lo avessero scritto nel dna, tanto che ormai l'espresso è un marchio di qualità (e di identità) che si esporta all'estero.
Eppure il caffè, e per la precisione la caffeina, si scontra con alcuni che potrebbero essere dei falsi miti che spesso ci ripetiamo: rende nervosi, alza la pressione, crea dipendenza. Ma quanto c'è di vero in tutto questo? E poi ci sono dei vantaggi? Sicuramente c'è da fare una premessa: la caffeina non è contenuta solo nel caffè, ma è presente in altre bevande, come il tè, e in altri alimenti, come il cioccolato.
Ecco quindi gli aspetti da approfondire:
1. La caffeina e la pressione sanguigna
Secondo lo studio Caffeine and Health Research condotto da Kenneth P. Chambers, il caffè (e la caffeina quindi) è la bevanda più consumata nel mondo: circa l'80% della popolazione globale ne fa uso. La sua assunzione si traduce in effetti stimolanti sul sistema nervoso centrale e sul sistema cardiovascolare.
Lo studio prende in esame l'effetto della caffeina su persone normali che non abbiano problematiche di salute in generale. Per chi non è un bevitore abituale, la caffeina tende ad aumentare la pressione sanguigna, tuttavia il consumo continuativo non ha effetti significativi su quest'ultima.
2. La caffeina e la sindrome da dipendenza
Sempre secondo la pubblicazione Caffeine and Health Research di Kenneth P. Chambers, diversi studi hanno dimostrato che le persone che consumano basse o moderate quantità di caffeina (si intenda 100 mg al giorno) possono sviluppare una sindrome da astinenza che si traduce in sintomi come mal di testa, letargia, dolori muscolari, difficoltà di concentrazione e tendenza a sbadigliare.
3. La caffeina e la memoria
Lo studio Effects of caffeine on mood and memory di Wing Hong Loke è stato effettuato su un campione di persone sane a cui sono state assegnate in modo casuale dosi da 0, 200, 400 mg. La caffeina su di loro non ha mostrato effetti significativi dal punto di vista cognitivo, dell'apprendimento, della memoria e delle prestazioni in generale. Si è notata però una riduzione della noia e della fatica associata alla ripetitività di qualche incarico. Inoltre, le persone che avevano assunto più caffeina ricordavano più cose rispetto a chi ne aveva assunta poca: questo potrebbe significare che esiste un'incidenza positiva sulla memoria. Si è associato però anche l'aumento di uno stato di ansia, tensione e nervosismo.
4. La caffeina e la concentrazione
Secondo uno studio Effects of caffeine on human behavior di A. Smith la caffeina aumenta la vigilanza, la concentrazione e riduce l'affaticamento, soprattutto in orari notturni quando naturalmente le attività sono ridotte. Sempre secondo lo stesso studio è difficile, invece, capire la sua interazione nel caso in cui ci siano attività complesse da svolgere e in una situazione in cui la concentrazione (per esempio di giorno) è più facile da raggiungere.
5. La caffeina e il declino cognitivo
Per finire, secondo lo studio The neuroprotective effects of caffeine (A prospective population study), la caffeina potrebbe contribuire a ridurre il declino cognitivo delle donne in età avanzata che non abbiamo problematiche di demenza.
Sapevi tutto? Ora che hai un quadro della situazione puoi decidere se vale la pena o no, per te, continuare a bere quella tazza di caffè al mattino.
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