Nata Gabielle Bonheur Chanel e diventata poi famosa con un ben più noto nome d'arte, la grande Coco Chanel è senza dubbio una delle donne più note della moda contemporanea, una di quelle che ha dettato nuove regole di stile, già a partire dagli anni '10 del secolo scorso.
La sua biografia è piuttosto interessante, in quanto la sua carriera si intreccia non solo con le tendenze fashion delle decadi che ha attraversato, ma anche e soprattutto con un contesto storico particolare, quello che va dalla prima alla seconda guerra mondiale, chiudendosi negli anni '70, con la scomparsa della stilista francese.
Gabrielle, non ancora Coco, nasce a Saumur, nella Loira, il 19 agosto 1883, figlia di un venditore ambulante e della moglie, che purtroppo verrà meno molto giovane. Per questo motivo l'infanzia della Chanel e dei quattro fratelli fu piuttosto difficile, con i due maschi che furono mandati a lavorare in un'azienda agricola, mentre lei e le sorelle ospitate dalle suore del Sacro Cuore.
Dopo il periodo in orfanotrofio, Gabrielle iniziò subito a darsi da fare, lavorando come commessa in un negozio di biancheria, la Maison Grampayre e contemporaneamente si esibiva la sera come cantante in un caffè. Pare che il nome Coco, le fu attribuito proprio per via di una canzone che Gabrielle cantava spesso, ossia Qui qu'a vu Coco?
La carriera di Coco come stilista non inizia però prima del 1909, mentre era ospite nel castello del suo primo amore, Étienne de Balsan, disegnando e producendo cappellini. Ma la svolta arriva quando Coco incontra l'imprenditore Boy Capel, di Newcastle, che la incoraggia a valorizzare le sue doti e sovvenziona l'apertura della sua prima boutique parigina.
Lo stile di Coco iniziava a incuriosire le signore degli anni '10, sempre meno avvezze agli orpelli degli abiti della Belle Époque e invece più interessate a vestiti comodi, in materiali più robusti e dallo stile più minimale. Esattamente quello che la Chanel proponeva, prendendo spesso spunto dai completi maschili.
Quando la Grande Guerra arrivò, la moda di Coco Chanel iniziò a spopolare, grazie al secondo negozio che Capel aprì per Coco sulla costa di Deauville, dove molte famiglie francesi si trasferirono per sfuggire alla baraonda del conflitto bellico, che stava mettendo in subbuglio Parigi.
In questo periodo Coco conosce quella che diventerà la sua migliore amica, Misia Sert, che la introdurrà negli ambienti artistici e culturali della Francia, popolati da personaggi quali Pablo Picasso o Igor Stravinsky. Negli anni '20 la Chanel si fa portavoce di un nuovo stile beauty, lanciando la moda del capello corto a caschetto. Nasce anche l'iconico profumo Chanel n. 5.
Con l'arrivo della seconda guerra mondiale, Coco decide di chiudere i suoi atelier, riaprendoli solo al termine del conflitto. Negli anni in cui Mademoiselle, come tutti la chiamavano, si allontanò dalla moda, spuntò un nuovo trend che riportava le donne al periodo di frivolezza di fine '800. A portarlo avanti un giovane stilista, Christian Dior.
A Coco lo stile Dior appariva quasi ridicolo. Ma fu questo antagonismo a segnare il ritorno in grande stile di Chanel sulle scene fashion internazionali. Pare infatti che la donna, avendo visto un abito da ballo della giovane rampolla dell'alta società parigina, Marie-Hélène de Rothschild, confezionato da Dior e giudicato orribile, si improvvisò sarta con materiali poveri ed essenziali.
Il risultato fu un abito capolavoro fatto con una semplice tenda color cremisi, che fu indossato in un'occasione ufficiale dalla Rothschild, riscuotendo un enorme successo fra i presenti. Correvano gli anni '50 e le donne davano il benvenuto al tailleur in tweed e alla borsetta trapuntata Chanel 2.55.
L'ultimo capo iconico di Mademoiselle fu un sandalo bicolore realizzato dal calzolaio André Massaro, su design della sempre creativa Coco. Era il 1970 e solo un anno più tardi, il 10 gennaio del 1971, il mondo della moda diceva addio alla stilista, la cui maison e la sua preziosa eredità continuano a vivere nelle collezioni del marchio, sempre amatissimo e riconoscibile anche oggi.
Condividi