La musica stimola il cervello in un modo molto potente perché coinvolge informazioni che provengono da diversi sensi: vista, udito e tatto. Lo studio di uno strumento, per questo, ha molti effetti benefici sulla vita di un bambino:
- Aumenta la capacità di ragionamento spazio-temporale (leggere una mappa, visualizzare le cose nello spazio e nel tempo, riconoscere le relazioni tra gli oggetti)
- Aumenta la capacità di problem solving (l'analisi, la valutazione e il legame, l’organizzazione delle idee)
- Favorisce il coordinamento fisico
- Insegna disciplina e determinazione a mantenere un impegno
- Favorisce la memoria
- Allena a gestire lo stress con lezioni, saggi ed esibizioni
- Promuove e incoraggia il raggiungimento di un obiettivo comune (soprattutto se si è in contesti di gruppo o in orchestra)
Non c’è un’età giusta per iniziare a suonare uno strumento: l’età giusta è quella in cui tuo figlio ne manifesta la volontà. Può accadere per esempio dai 3 ai 5 anni: il tuo compito è di captare questo desiderio e aiutarlo a esplorare l’universo musicale in modo giocoso e graduale, per fare chiarezza in lui e capire se lo studio di uno strumento è una sua passione.
Una buona introduzione alla musica può essere un corso propedeutico di gruppo, dove si iniziano a conoscere le basi teoriche della musica e gli strumenti per orientare l’interesse in modo spontaneo. Nei corsi, oltre alla teoria e agli strumenti, potrebbe iniziare a usare anche la voce, il primo strumento che abbiamo a disposizione, o le mani, per tenere il tempo e creare il ritmo. Il canto è un mezzo di comunicazione che se si impara a gestire può aiutare il bambino a esprimere sé stesso. Il pianoforte, per la sua natura e per il feedback immediato che dà a chi lo suona (schiacci un tasto e produci un suono), è spesso usato come approccio propedeutico.
Per conoscere meglio i suoi gusti musicali e poterlo assecondare o indirizzare meglio nella scelta dello strumento, potrebbe tornarti utile ascoltare insieme la musica. I bambini più vivaci apprezzeranno i brani più movimentati, quelli più posati i pezzi più lenti. Su questo già ti puoi fare un’idea di massima: un bambino iperattivo difficilmente suonerà volentieri il violoncello, allo stesso modo uno timido non si avvicinerà alla batteria. Per lo stesso motivo, portarlo a vedere concerti o coinvolgerlo in situazioni in cui gli strumenti musicali sono visibili e alla sua portata, ti permetterà di raccogliere informazioni sul suo interesse verso uno strumento o verso chi lo suona.
Ovviamente, ricorda che l'educazione musicale è sempre una buona cosa ma non significa che tutti i nostri figli debbano diventare musicisti professionisti. Il bambino può anche decidere di abbandonare questa strada se non si sente pronto o se non è più un impegno che vuole continuare. Il genitore in questo contesto è una guida che indirizza il bambino verso lo strumento che più sente suo. Nel caso in cui tuo figlio non decida nulla, non crucciarti e non "costringerlo" a tutti i costi a prendere lezioni: suonare uno strumento è difficile, richiede studio, concentrazione e soprattutto passione. Sarà poi difficile affrontare momenti di noia e frustrazione che una scelta operata da altri gli porterà.
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