Il Venerdì Santo che precede la Domenica di Pasqua è un giorno molto particolare. E non solo per chi è credente e ricorda in quella data la morte di Gesù, che poi risorgerà tre giorni dopo. Tradizione vuole che si mangi di magro, per motivi che sveleremo più avanti. In Italia questo spesso significa mangiare pesce, per evitare la carne. In realtà l'usanza sarebbe un po' diversa e avrebbe un approccio differente: cosa si mangia realmente il Venerdì Santo?
In questa giornata si commemora la crocifissione e la morte di Gesù sulla Croce. Dovrebbe essere un giorno di digiuno e di astinenza, proprio come il Mercoledì delle Ceneri che dà il via alla Quaresima. I cristiani praticanti dovrebbero consumare un solo pasto sostanzioso e rinunciare tassativamente alla carne. Le nostre tradizioni prevedono di mangiare pesce, in alternativa alla carne, spesso con pasti decisamente abbondanti, che non sono proprio in linea con il precetto di digiunare. Durante il Medioevo, tra l'altro, non si era soliti evitare solo la carne degli animali a sangue caldo, ma anche tutti i prodotti derivanti, come latticini e uova. Da qui l'usanza di portare in tavola un menu a base di pesce.
Bisognerebbe, invece, mangiar meno e mangiare magro (il pesce fritto non varrebbe, ad esempio), dedicando il tempo che abbiamo risparmiato per cucinare e consumare il pasto alla preghiere, alla riflessione, alla meditazione. Dovremmo concederci, dunque, solo la colazione e o il pranzo o la cena. Anche se, in realtà, sempre più sacerdoti sottolineano che l'astinenza da carni potrebbe non essere sufficiente. Meglio praticare, visto il periodo dell'anno liturgico vissuto, l'astinenza dall'odio, dalla violenza e da tutti quei peccati che, volenti o nolenti, ci ritroviamo a commettere ogni giorno.
Alla fine, digiuno e astinenza da ciò che fa male alla nostra anima, più che al nostro corpo, è più in linea con il momento di raccoglimento che si dovrebbe vivere il Venerdì Santo.
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