Come hai cominciato la tua carriera di naso?
Ho cominciato tardi, mi ero già laureata in marketing e comunicazione (studi che adesso benedico). Ero enormemente appassionata di profumo, così - quando ho scoperto che esistevano scuole per parfumeurs - mi sono iscritta ad un corso estivo a Grasse, sulle materie prime naturali e sintetiche. Gli insegnanti mi hanno notato e mi hanno invitato a fare il test per entrare nell’istituto – dove accettano solo una dozzina di studenti ogni anno - anche se all’università non avevo studiato chimica. Dopo la scuola sono restata a lavorare a Grasse ma ho capito presto che ero mentalmente legata al made in Italy. Sono tornata in Italia per realizzare il sogno di una carriera legata alla nostra creatività e al nostro savoir faire, anche se le grandi scuole e le grandi aziende restano francesi.
Quali sono i prodotti di cui vai più fiera?
Il mio primo prodotto è stato Agnostico, il balsamo multifunzione da barba di Bullfrog, il brand che da piccolo negozio in zona Isola a Milano è diventato un caso di marketing e una catena di barberie. Per anni mi sono occupata di prodotti maschili, come la linea salone da barba di Carthusia e la fragranza Mini Genteman’s collection creata per il lancio della Mini Clubman nel 2015. Sono fiera d’avere realizzato la prima galleria olfattiva in Italia; si chiama Go e si trova a Bardolino, sulla sponda veronese del Lago di Garda, all’interno della cantina vinicola Zeni.
Il tuo ultimo profumo di successo è stato Mae per Estetista Cinica: com’è nato?
Mae è nato da un incontro surreale con Cristina Fogazzi. Grazie a mia madre, vengo a conoscenza della sua geniale campagna estiva #kulolibero per Instagram, così le scrivo e scopro che è una grande appassionata di profumi. Stava cercando un vero “naso” per creare una nuova fragranza della collezione #cinismoliquido. Ci siamo incontrate per puro caso a Capri ed è stato come se, dal primo incontro, avessimo dato per scontato che avremmo lavorato insieme. Lei mi ha aperto il mondo dei social, che è molto interessante perché le persone - nonostante la mole di informazioni - riconoscono il valore e la professionalità.
Mae West era famosa per la sua ironia, era autrice delle proprie battute, giocava con la sessualità. Per creare il profumo, ho iniziato a leggere e vedere tutto quello che c’è su di lei. La fase di preparazione è sempre molto lunga e intima; studio tanto e approfondisco per avere le idee chiare su quello che farò. Nel momento creativo, quindi, sapevo che tipo di mondo volevo evocare: in bottiglia dovevo concentrare una donna ammiccante, ironica, non scontata. Mae è profondamente femminile, floreale: c’è il mughetto - che negli anni ’20 si regalava moltissimo - il gelsomino usato nella sua parte più chiara e lucente e fili d’erba; poi contiene un’estrazione particolare di patchouli, usato in maniera che scaldi senza incupire, muschi bianchi sintetici di altissima qualità per dare persistenza. Volevo che fosse un po’ retrò e ricordasse i profumi da pelliccia, aldeidati come si usavano in quegli anni. Una difficoltà non da poco, infine, è stato creare un profumo per la vendita on line, di nicchia e dal prezzo medio elevato. Ci siamo prese il rischio ma le soddisfazioni non stanno mancando.
Come fai a capire che cosa ti sta chiedendo un cliente o quale sarà la fragranza adatta per un brand?
Sono spesso contattata da clienti neofiti - che non hanno già una linea di profumi – e questo per me è un vantaggio. Mi danno un briefing ma è meraviglioso trovare chi ti dà carta bianca e ti permette di esprimere la tua creatività. All’inizio è necessario parlare tanto e fare domande, ascoltare e chiarire ogni aspetto del progetto.
Come definiresti il tuo stile?
Un femminile moderno o un maschile raffinato: cerco di creare profumi che raccontino una storia in un certo lasso di tempo, non che ti marchino a vita.
Come si fa a scegliere il profumo adatto alla propria pelle?
Non ci sono regole, perché il pH della pelle varia da persona a persona e nelle donne anche secondo i cicli ormonali. Non ci sono regole fisse e non amo nemmeno la distinzione tra maschile e femminile, è solo una questione di cliché. Suggerisco sempre di provare una fragranza prima su una mouillette: a meno che non ci sia un colpo di fulmine olfattivo, è meglio prendersi del tempo per decidere e non ritrovarsi addosso un profumo che ci è insopportabile. Il modo in cui reagirà sulla pelle non è prevedibile. Se reagisce male ma lo si ama alla follia, è meglio indossarlo sugli abiti, su una sciarpa, su un fazzoletto da tenere in borsa. Credo molto nell’atto delle donne di profumarsi per sé stesse. Non è detto che un profumo poco costoso non sia buono e uno costosissimo lo sia per forza: ognuno ha una “dose consigliata” rispetto alla potenza e, inoltre, bisogna saperlo indossare.
Che progetti hai nel cassetto?
Dopo il turbinio di eventi portati da “Mae”, mi sto dedicando a studio e approfondimento per elaborare la linea di fragranze “Paola Bottai”. Voglio cominciare da tre fragranze, caratterizzate dal tema centrale del ricordo: non voglio raccontare cos’è per me il profumo ma raccogliere quello che le persone ricordano sentendolo. Sto raccogliendo tanto materiale anche per scrivere un libro; leggo, viaggio, interiorizzo e mi fermo: è un periodo di semina prima di tornare alle formule.
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