Quando hai cominciato a correre?
Avevo 11 anni e sono arrivata seconda alle gare scolastiche. Facevo danza ma quell’estate ho iniziato ad andare al campo sportivo per seguire alcune mie amiche e mia madre - grande appassionata di corsa - mi ha spinta. All’inizio era solo un hobby ed è rimasto tale per un bel po’. Ho ottenuto i primi risultati quasi subito, anche se ho iniziato con i cross – di cui mi è rimasto il trauma perché erano difficili per le mie caratteristiche fisiche – e piangevo prima delle gare. Non ero ancora ancora pronta e non avevo ancora tanta voglia di correre ma dovevo farle forza. Poi, con le gare in pista mi si è aperto un mondo e volevo assolutamente gareggiare: correvo contro i miei tempi più che contro gli altri.
Quando hai deciso che essere un’atleta sarebbe stata non solo la tua vocazione ma anche una professione?
Sono professionista da quando avevo 22 anni. Ero arrivata terza a un campionato italiano e fino a quel momento qualsiasi risultato mi andava bene. Mi sono detta “vediamo cosa succede dando il 200%”, così mi sono trasferita a Modena per allenarmi con Andrea Gigliotti. Sono passata in Nazionale nella categoria under 23 e paradossalmente ho ricominciato i cross che, per fortuna, a quel livello sono molto diversi dalle gare tremende con cui avevo esordito.
Com’è la vita di un’atleta professionista?
Vista da fuori potrebbe sembrare piena di rinunce; non passa giorno che qualcuno non mi dica “che voglia che hai, chi te lo fa fare!”, persino chi pratica il mio stesso sport per passione. Per me non è una vita di sacrificio, soprattutto quando m’immagino impiegata in un ufficio. Le mie coetanee - dopo la laurea e gli stage - stanno cominciando ad avere i primi lavori seri ma io non mi ci vedo affatto. Mi entusiasmerei facilmente per la novità ma so già che dopo un mese mi sentirei frustrata. Questo mestiere mi rende veramente contenta.
Come si guadagna da vivere un’atleta come te?
La mia società – la Bracco Atletica - mi ha sempre dato la possibilità di essere indipendente e di pagare i miei studi. La maggior parte degli atleti fanno parte di un gruppo sportivo militare ma io ho deciso di essere più libera. Ho trovato il mio sponsor personale, adidas, per cui sono asset dello sport marketing e capitana degli adidas runners di Milano. Come capitana della community, partecipo agli allenamenti settimanali, preparo i programmi di allenamento e seguo i partecipanti. Durante l’anno posso avere altri sponsor provenienti dalla moda o dal mondo dell’influencer marketing; inoltre, ho conseguito la specializzazione come allenatore ed essere una running coach è parte integrante della mia professione.
Com’è nata la tua collaborazione con Adidas?
Quattro anni fa mi stavo riprendendo da un infortunio – avevo le difese immunitarie basse e una microfrattura al bacino da stress – e loro stavano cercando una capitana per la community. Hanno creduto in me ed è stata una fortuna.
Come si svolge la tua giornata tipo?
Mi sveglio alle 6 e alle 7 nuoto, esco a correre o pedalo sui rulli se c’è brutto tempo. Dopo colazione, la mattinata può essere dedicata al coaching. Dopo pranzo mi riposo e poi ho un allenamento più lungo. In serata mi dedico agli adidas runners oppure sono ancora impegnata tra palestra nuoto e bici. Facendo questa vita, alla sera vorresti entrare in coma; fai fatica a recuperare ma hai anche soddisfazioni pazzesche perché quel genere di stanchezza ti fa sentire bene con te stessa. Alla fine della stagione delle gare, mi avevano dato due settimane di riposo e le giornate mi sembravano infinite, non mi passava più!
Che rapporto hai con i dolci e l’alimentazione in generale?
Un amore incondizionato da sempre; per rinunciare ai dolci mi devo impegnare veramente molto. Il mio sogno è fare una cena a base di dolci senza prendere nemmeno un etto ma in realtà ho un rapporto davvero sereno con il cibo perché, allenandomi tanto, mi sono sempre potuta concedere quello che volevo. Piuttosto, ho bisogno di nutrirmi in maniera attenta e regolare per non avere carenze a livello proteico. Ad un certo punto non riuscivo a recuperare e mi sono rivolta a Elena Casiraghi - Specialista in Alimentazione e Integrazione dello Sport per Equipe Enervit - per studiare una strategia alimentare adatta a me e che mi aiutasse a superare alcuni problemi, come una carenza cronica di ferro. Ho sempre fame ma se mangio troppo o troppo poco, mi alleno male.
Cosa consiglieresti ai genitori che vogliono fra praticare atletica alle figlie?
Di non cominciare troppo presto. Spesso i genitori cercano di spingere a fare sport ad alto livello ma si emerge attorno ai 18 anni, quindi si può cominciare molto tranquillamente perché c’è tempo.
È vero che il futuro dell’atletica leggera è rosa?
A livello femminile, i limiti di anni fa sono stati infranti. C’è spazio per un ulteriore miglioramento, cosa che spero anche per me stessa.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Dall’anno prossimo voglio affrontare le mezze maratone e le maratone, cercando il mio record personale in entrambe. Poi vorrei allenare sempre più persone, perché è il lavoro che sento mio e che voglio praticare anche quando smetterò di correre. Mi stimola essere a contatto anche il mondo amatoriale, perché ci si prende meno sul serio e c’è più divertimento. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la corsa non è uno sport solitario ma essenzialmente di gruppo; è scientificamente provato che si rende di più in compagnia.
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