Perché avete sentito l’esigenza di creare un network italiano?
Perché non c’era nessun luogo fisico o virtuale super partes dove potessimo incontrarci. Esistevano tante organizzazioni erano verticali - quindi settoriali - o per donne già affermate nel loro campo. Fare networking significa amplificare le proprie possibilità professionali, personali e relazionali, ampliare le proprie conoscenze, entrare in contatto con persone diverse. Young Women Network si propone di alimentare la linfa vitale delle donne professioniste, sempre in cerca di idee, ispirazioni e nuove finestre sul mondo.
Quanti anni hanno le associate?
Siamo un’associazione di promozione sociale e quindi non possiamo fare discriminazioni d’età. Comunque, la media è di 25-35 anni perché le nostre attività sono pensate per donne che non sono ancora arrivate ad occupare posti apicali; i nostri eventi non sono adatti per profili senior e le “mentori” non si associano. Una 40enne difficilmente si sentirebbe rappresentata.
Quante giovani professioniste seguono le attività di YWN?
Le associate che partecipano attivamente agli eventi sono più di 300, poi ci sono le socie che ci sostengono a titolo volontario e le Mentor - donne leader di successo in settori diversi e nostra fonte d’ispirazione - che supportano gratuitamente la comunità giovanile. Fino a ora ci hanno supportato più di 25 aziende importanti, attente alla diversity e alla valorizzazione delle giovani risorse.
Quali sono le difficoltà più sentite dalle iscritte?
Farsi valere in mondo lavorativo molto maschilista in qualsiasi settore. Esiste una doppia discriminazione sia di genere sia generazionale nei confronti dei giovani. È molto complesso trovare lavoro, mantenerlo e poi fare carriera. Nei colloqui vengono ancora rivolte domande personali, vietatissime dalla legge. Le attività di advocacy di Young Women Network hanno l’obiettivo di sensibilizzare la società e influenzare istituzioni e attori chiave sul tema della parità di genere. YWN cerca di incidere positivamente sulle condizioni delle giovani donne in Italia, valorizzare il loro ruolo nella società e contribuire al superamento del divario di genere.
Anche la maternità è un problema?
Qualcuna ha perso il lavoro per i figli ma sono pochissime e non rappresentano il target medio di YWN, perciò difficilmente parliamo di maternità anche se è un argomento tragico e da quest’anno abbiamo una convenzione per neomamme. Per le nostre associate è un problema che si farà sentire con il tempo, con cui si scontreranno duramente ma non nell’immediato, perché il pensiero di una famiglia propria è già stato spostato più avanti negli anni.
Quanto è consistente il gender gap in Italia?
Abbiamo realizzato il Country Profile Italia commissionato e presentato durante il Summit Women20 dove le organizzazioni dei paesi del G20 si sono riunite per discutere delle tematiche di genere. In Italia, entro i prossimi 5 anni, il 60% delle professioni sarà digitalizzato: si apriranno opportunità nelle nuove professioni legate alla tecnologia ma ci sono ancora troppo poche donne preparate nelle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Anche se negli ultimi anni sono partite tante iniziative, non sono sufficienti e riguardano solo alcune città elette e le ragazze molto giovani under 18, nulla che riguardi le disoccupate e le giovani donne. Noi abbiamo aderito alla palestra delle professioni digitali, training under 30.
Com’è la vostra posizione nei confronti delle cosiddette “quote rosa”?
La legge 120/2011 Golfo-Mosca è stata molto contestata ma di fatto ha prodotto dei risultati. Noi ne supportiamo il rinnovo ma non è sufficiente: si riferisce solo a donne in posizione apicale, mentre bisogna pensare anche a profili middle e junior. Abbiamo proposto la defiscalizzazione per le aziende che intraprendano percorsi di formazione sulle soft skills (le competenze trasversali) e programmi di mentoring. Le “quote rosa” avrebbero dovuto sortire un effetto a pioggia, perché l’idea era che dalle posizioni apicali le donne avrebbero favorito le donne più giovani ma il meccanismo si è inceppato: le senior sono comunque in difficoltà e le energie spese per ottenere una posizione portano via energie al mentoring e all'empowerment. La leadership vecchio stampo non crea una rete tra donne, mentre è quello a cui puntiamo noi: un nuovo modo di fare leadership, confidando nella capacità delle nuove generazioni di darsi una mano.
Ci sono aree professionali privilegiate tra le iscritte?
Sono tutte laureate ma con una provenienza eterogenea. Purtroppo, abbiamo poche scienziate e ingegnere.
Una delle vostre attività è il PINK COACHING: di cosa si tratta?
Può capitare di ritrovarsi in una fase particolare della propria vita professionale o personale in cui si sente il bisogno di un supporto da parte di un professionista per acquisire consapevolezza dei propri mezzi e raggiungere gli obiettivi prefissati. I percorsi di pink coaching sono programmi personalizzati di motivazione al femminile, dove esperte donne coach guidano altre donne professioniste attraverso un percorso di crescita professionale.
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