FRASI E AUGURI

Dino Buzzati: 7 frasi da rileggere a 50 anni dalla morte

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Una selezione di frasi imperdibili di Dino Buzzati

Dino Buzzati è stato scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, poeta, una personalità che si è cimentata nella scrittura e nell’arte ad ampio spettro. Le sue frasi riecheggiano significative a 50 anni dalla morte, che ricorre il 28 gennaio del 2022. Dino Buzzati è nato a Belluno nel 1906 ed è morto a Milano nel 1972.


Dino Buzzati: i libri
Ecco alcuni volumi dello scrittore:

  • Bernabò delle montagne;
  • Il segreto del bosco vecchio;
  • Il deserto dei Tartari;
  • Sessanta racconti;
  • I miracoli di Val Morel;
  • Le notti difficili;
  • Il colombre e altri cinquanta racconti;
  • Poema a fumetti;
  • I misteri d'Italia (postumo).


Dino Buzzati: le frasi
Ecco la selezione di citazioni da rileggere e meditare per il cinquantenario della morte:

Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d’amore.
Da “Un amore”

 

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirka, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle
usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia
della città, fermandosi sul ciglio di un vallone.
Kazirra scese dall’auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel botro; che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all’uomo e gli chiese: «Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono tutte queste casse?».
Quello lo guardò e sorrise: «Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni».
«Che giorni?»
«I giorni tuoi.»
«I miei giorni?»
«I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso…»
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso.
[...]
Da “Le notti difficili”


(...) gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangano sempre lontani; che se uno soffre, il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.
Da “Il deserto dei Tartari”


Io Angelo Dal Pont, tipografo, da Polpet, ero seriamente disturbato dalle formiche mentali. Le quali mi dicevano: Lo sai che non esisti? O, se esisti, esisti male? Perché mangi carne di pesce? Come mai non ti sei inserito? Oppure: A noi formiche, vuoi bene? Guai se non ti sottometti al nostro amore. Finché, una sera, chiesi aiuto alla Santa. La quale venne e battè le mani dicendo: Orsù, saccenti animaletti, lasciatelo in pace. Così fu, per grazia dell’Onnipotente. Da allora potei accudire serenamente al mio lavoro, alla famiglia, al culto di Dio.
Da “I miracoli di Val Morel”


Non può esserci vita senza l’incubo della morte, unica realtà in quel baraccone luccicante che è l’esistenza. Siamo terrorizzati dalla morte, abbiamo questo spavento che diventa atroce con la vecchiaia. Ma senza questo spavento la vita sarebbe una cretinata


Quando oggi, su per le terribili strade dell’Izoard, vedemmo Bartali che da solo inseguiva a rabbiose pedalate, tutto lordo di fango, gli angoli della bocca piegati in giù per la sofferenza dell’anima e del corpo – e Coppi era già passato da un pezzo, ormai stava arrampicando su per le estreme balze del valico – allora rinacque in noi, dopo trent’anni, un sentimento mai dimenticato. Trent’anni fa, vogliamo dire, quando noi si seppe che Ettore era stato ucciso da Achille
Giro d’Italia 1949, tappa Cuneo-Pinerolo


Pittura per me non è un hobby, ma il mestiere; hobby è scrivere. Ma dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o che scriva io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare storie

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