Le frasi sulla Shoah si condividono il 27 gennaio, per il giorno della memoria, la ricorrenza annuale istituita per ricordare le vittime dell’orrore nazista: 6 milioni di ebrei, di omosessuali, zingari, avversari politici, malati di mente, disabili, testimoni di Geova rinchiusi, torturati e uccisi nei lager nazisti durante seconda Guerra mondiale.
Ecco le citazioni per non dimenticare:
Noi non abbiamo né il Purgatorio né il Paradiso ma l'Inferno l'ho conosciuto, dove il dito di Mengele indicava la sinistra che era il fuoco e la destra l'agonia del lavoro, gli esperimenti e la morte per la fame e il freddo
Edith Bruck
Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo
Anna Frank
Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti, i nostri «aguzzini». Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio: fa pensare a individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male. Erano, in massima parte, gregari e funzionari rozzi e diligenti: alcuni fanaticamente convinti del verbo nazista, molti indifferenti, o paurosi di punizioni, o desiderosi di fare carriera, o troppo obbedienti. Tutti avevano subito la terrificante diseducazione fornita ed imposta dalla scuola quale era stata voluta da Hitler e dai suoi collaboratori, e completata poi dal Drill delle SS.
Primo Levi
Da “I sommersi e i salvati”
Giurai di non tacere mai e ovunque gli esseri umani sopportano sofferenza e umiliazione. Dobbiamo schierarci. La neutralità aiuta l'oppressore, mai la vittima. Il silenzio incoraggia il tormentatore, mai il tormentato
Elie Wiesel
Io facevo parte di quel gruppo di più di 50 000 prigionieri ancora in vita e che eravamo stati obbligati in quelle condizioni fisiche, senza parlare di che cosa erano quelle psichiche, a cominciare quella marcia, che durò mesi e di cui si parla pochissimo, la "marcia della morte". Quando parlo nelle scuole da nonna, come parlo da nonna da trent'anni a questa parte, dico che ognuno deve, una gamba davanti all'altra, nella vita, non appoggiarsi mai a nessuno, perché nella marcia della morte non potevamo appoggiarci al compagno vicino che si trascinava sulla neve coi piedi piagati come noi e che veniva finito dalle guardie della scorta se fosse caduto, veniva ucciso, nessuno poteva rimanere lì su quelle strade. Traversammo.
Come si fa? Come si fa in quelle condizioni? Perché la forza della vita è straordinaria: è questo che bisogna trasmettere ai giovani di oggi che sono mortificati dalla mancanza di lavoro, mortificati dai vizi che ricevono dai loro genitori molli, per cui tutto è concesso, mentre la vita non è così, la vita poi ti prepara a questa marcia che deve diventare "marcia per la vita".
Noi non volevamo morire. Noi eravamo pazzamente attaccate alla vita, qualunque fosse, per cui, una gamba davanti all'altra, buttarci sui letamai, mangiare qualunque schifezza, qualunque cosa, mangiare la neve dove non era sporcata dal sangue e non domandarci più nient'altro che andare avanti, camminare, camminare.
Liliana Segre
Dal discorso al Parlamento europeo, 29 gennaio 2020
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