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Le poesie sui cani ci fanno commuovere, perché riescono a tratteggiare le tante qualità che hanno i nostri amici a quattro zampe e soprattutto quello che rappresentano per noi. Insomma, i versi danno voce al nostro amore per il cane, che consideriamo il migliore amico. Inoltre, questi animali straordinari possono diventare metafora della vita. Qui le frasi sui cani.
È solo un cane di Richard Biby
Di tanto in tanto la gente mi dice: "Rilassati. È solo un cane. "
oppure "Sono un sacco di soldi per un cane. "
Non capiscono la distanza percorsa, il tempo speso o i costi che comportano per "Solo un cane".
Alcuni dei miei momenti più orgogliosi sono arrivati con "Just a dog".
Sono passate tante ore con la mia unica compagnia "Solo un cane"
e nemmeno una volta mi sono sentito offeso.
Alcuni dei miei momenti più tristi sono stati causati da "solo un cane".
In quei giorni di buio,
il tocco delicato di "Just a dog" ha fornito conforto
e scopo di superare la giornata.
Se anche tu pensi che sia "Solo un cane", probabilmente capirai frasi come
"Solo un amico" o "solo un'alba" o "Solo una promessa".
"Solo un cane" porta nella mia vita l'essenza stessa dell'amicizia, della fiducia,
e pura gioia sfrenata. "Solo un cane" tira fuori la compassione e la pazienza che mi rendono una persona migliore.
A causa di "Solo un cane" mi alzerò presto,
fare lunghe passeggiate, e guardare con desiderio al futuro.
Per me e per quelli come me, non è "Solo un cane".
È l'incarnazione di tutte le speranze e i sogni del futuro,
i ricordi belli del passato, e la gioia pura del momento.
"Solo un cane" tira fuori ciò che c'è di buono in me e devia i miei pensieri
lontano da me stesso e dalle preoccupazioni del giorno.
Spero che un giorno la gente possa capire che non è "Solo un cane. "
È la cosa che mi dà umanità e mi impedisce di esserlo
"Solo un uomo" o "Solo una donna".
Quindi la prossima volta che senti la frase "Solo un cane",
Sorridi perché loro "non capiscono"..
Il cane sordo di Antonia Pozzi
Sordo per il gran vento
che nel castello vola e grida
è divenuto il cane.
Sopra gli spalti – in lago
protesi – corre,
senza sussulti:
né il muschio sulle pietre
a grande altezza lo insidia,
né un tegolo rimosso.
Tanto chiusa e intera
è in lui la forza
da che non ha nome
più per nessuno
e va per una sua
segreta linea
libero.
Ode al cane di Pablo Neruda
Il cane mi domanda
e non rispondo.
Salta, corre per i campi e mi domanda
senza parlare
e i suoi occhi
sono due richieste umide, due fiamme
liquide che interrogano
e io non rispondo,
non rispondo perché
non so, non posso dir nulla.
In campo aperto andiamo
uomo e cane.
Brillano le foglie come
se qualcuno
le avesse baciate
a una a una,
sorgono dal suolo
tutte le arance
a collocare
piccoli planetari
su alberi rotondi
come la notte, e verdi,
e noi, uomo e cane, andiamo
a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio,
nella campagna cilena,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si ferma,
insegue le api,
salta l’acqua trepida,
ascolta lontanissimi latrati,
orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso,
a me, come un regalo.
È la sua freschezza affettuosa,
la comunicazione del suo affetto,
e proprio lì mi chiese
con i suoi due occhi,
perché è giorno, perché verrà la notte,
perché la primavera
non portò nella sua canestra
nulla
per i cani randagi,
tranne inutili fiori,
fiori, fiori e fiori.
E così m’interroga
il cane
e io non rispondo.
Andiamo uomo e cane uniti
dal mattino verde,
dall’incitante solitudine vuota nella quale solo noi
esistiamo,
questa unità fra cane con rugiada
e il poeta del bosco,
perché non esiste l’uccello nascosto,
né il fiore segreto,
ma solo trilli e profumi
per i due compagni:
un mondo inumidito
dalle distillazioni della notte,
una galleria verde e poi
un gran prato,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che procede,
e l’antica amicizia,
la felicità
d’essere cane e d’essere uomo
trasformata
in un solo animale
che cammina muovendo
sei zampe
e una coda
con rugiada.
Povero ane di Gianni Rodari
Se andrete a Firenze
vedrete certamente
quel povero ane
di cui parla la gente.
È un cane senza testa,
povera bestia.
Davvero non si sa
ad abbaiare come fa.
La testa, si dice,
gliel’hanno mangiata…
(La “c” per i fiorentini
è pietanza prelibata).
Ma lui non si lamenta,
è un caro cucciolone,
scodinzola e fa festa
a tutte le persone.
Come mangia? Signori,
non stiamo ad indagare:
ci sono tante maniere
di tirare a campare.
Vivere senza testa
non è il peggior dei guai:
tanta gente ce l’ha,
ma non l’adopera mai!
Qui giacciono i miei cani di Gabriele D’Annunzio
Qui giacciono i miei cani
gli inutili miei cani,
stupidi ed impudichi,
novi sempre et antichi,
fedeli et infedeli
all’Ozio lor signore,
non a me uom da nulla.
Rosicchiano sotterra
nel buio senza fine
rodon gli ossi i lor ossi,
non cessano di rodere i lor ossi
vuotati di medulla
et io potrei farne
la fistola di Pan
come di sette canne
i’ potrei senza cera e senza lino
farne il flauto di Pan
se Pan è il tutto e
se la morte è il tutto.
Ogni uomo nella culla
succia e sbava il suo dito,
ogni uomo seppellito
è il cane del suo nulla.
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