INGREDIENTI E CURIOSITÀ

Come si prepara il caffè nelle varie parti del mondo

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Un antico proverbio arabo – erroneamente attribuito a Tayllerand – dice che una tazzina di caffè deve essere nera come la notte, calda come il cuore, forte come la collera, dolce come l'amore. Queste caratteristiche sono apprezzate in tutto il mondo? Andiamo alla scoperta delle diverse tradizioni e degli strumenti per preparare la bevanda più diffusa al mondo.

Il successo in tutto il globo dell'espresso o "caffè all'italiana" è indubbio. Dalla nascita delle prime macchine da bar negli anni '30 – enormi cattedrali cromate – la nera tazzina ha avuto una diffusione tale per gusto e piacevolezza da condizionare il mercato e portare alla creazione delle minuscole macchine espresso - a cialde e capsule – che ormai riteniamo indispensabili in ufficio e persino a casa.

Ma non tutti ovviamente bevono espresso, perché la storia del caffè passa anche attraverso le sue lavorazioni ed il suo utilizzo con metodi e strumenti diversi.

I metodi per ottenere un caffè sono sostanzialmente due, per percolazione e per infusione. Con l’infusione la polvere del caffè viene messa nell’acqua bollente, si lascia macerare e poi si versa, filtrando o meno il liquido. Con la percolazione, il caffè è attraversato da un flusso di acqua bollente che scorre più o meno velocemente.

Alla francese.

Questo metodo fu introdotto in Francia nel 1711. In un bricco caldo e munito di coperchio si miscela la quantità necessaria di caffè e di acqua bollente. Dopo un’infusione di 3-5 minuti, si filtra facendo attenzione a non smuovere i fondi. Il caffè deve avere una tostatura abbastanza chiara e una macinatura abbastanza grossolana. Servono circa 10 g di caffè per tazza.

Caffè bollito.

È il metodo più utilizzato nei paesi scandinavi. La polvere di caffè viene messa in una cuccuma calda, poi viene bagnato con acqua bollente fino a coprirlo a stento. Dopo un minuto si aggiunge altra acqua e si pone su una piastra calda e si fa bollire per 10 minuti; dopo aver eliminato dalla superficie con un cucchiaino l’eventuale polvere di caffè eccedente, si lascia riposare per far cadere i fondi e poi si versa nella tazza senza filtrare. Il caffè ideale è l’arabica, a tostatura chiara e macinata grossolanamente. Per una tazza di caffè da 150-190 ml si utilizzano 30-40 g di caffè.

Caffè alla turca.

In questo modo si chiama il caffè più comunemente servito nei paesi mediorientali. Da regione a regione possono variare le dosi, il diverso numero di cotture o l’aromatizzazione, per la quale si utilizzano spezie come il pepe, la cannella, il chiodo di garofano, il cardamomo o il sesamo. Il caffè si prepara con un bricchetto di metallo, l’ibrik, solitamente in ottone. Per ogni persona si versa nell’ibrik una tazzina d’acqua (80-100 ml), 2 cucchiaini di caffè (6 g) e 2 di zucchero. Dopo aver mescolato bene si porta ebollizione a fuoco lento; appena diventa schiumoso, si toglie dal fuoco e si mescola, poi si ripete l’operazione altre 2 volte. Alla fine si aggiunge un cucchiaino d’acqua fredda e si batte la base dell’ibrik su un piano per far cadere più rapidamente i fondi. Si preleva delicatamente la schiuma di caffè e si versa in una tazzina, poi si versa lentamente anche il caffè senza mai mescolarlo.

Caffè filtrato.

È il caffè più diffuso negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni. Per prepararlo si utilizza una speciale brocca munita di un cono che contiene un filtro di carta o di stoffa. Prima di far cadere l’acqua bollente nel filtro che contiene il caffè, bisogna scaldare la brocca; con questo metodo si ottiene un caffè molto leggero e profumato. Il caffè perfetto è l’arabica a tostatura chiara e macinata grossolanamente per non ostruire i fori del filtro.

Metodo Cona.

Il metodo cona è di origine inglese e si utilizza una caffettiera molto particolare composta da due globi di vetro infrangibile fissati su un supporto. La parte inferiore viene riempita d’acqua e fissata alla superiore dove si versa il caffè. Quando l’acqua bolle passa nella parte superiore, si mescola al caffè, poi ricade non appena si spegne il fuoco e la pressione nel globo si abbassa.

La napoletana.

La caffettiera napoletana è composta sa due parti con in mezzo un filtro a cestello. La parte inferiore viene riempita d’acqua, mentre la superiore munita di beccuccio si avvita a testa in giù. Non appena l’acqua bolle, si toglie la caffettiera dal fuoco e si rovescia, poi si attende che il caffè filtri nel contenitore inferiore. Il caffè deve essere a tostatura scura e macinato molto fine.

La Moka.

È la caffettiera più usata in Italia e rappresenta un perfezionamento della napoletana. Quando l’acqua bolle nella caldaia inferiore passa attraverso un filtro centrale che contiene il caffè e trasporta l’infuso nella parte superiore. Per fare un buon caffè, la temperatura dell’acqua è essenziale e il fuoco deve essere abbassato e poi spento prima che il liquido sia passato completamente nel recipiente superiore. Il caffè deve essere tostato da medio a scuro e macinato da fine a medio.

L’espresso.

Questo metodo estrae in maniera ottimale le sostanze contenute nel caffè. L’acqua attraversa la polvere con una forte pressione, trascinando con se gli elementi solubili e gli oli insolubili che, in goccioline minuscole, regalano il profumo e l’aroma per cui è celebre. La temperatura dell’acqua di estrazione è di circa 86°, la pressione e di 8/12 bar e il tempo di contatto tra acqua e caffè è di circa 20/25 secondi. La dose di caffè utilizzato per tazzina è di 6-8 g e la polvere deve essere tostata scura e macinata fine.

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