Quando si ha un contratto di lavoro subordinato, sono diversi i congedi che i dipendenti hanno a disposizione. Uno di questi è il congedo dal lavoro per motivi di studio. L'articolo 34 della Costituzione, al comma terzo e quarto, sancisce il diritto sacrosanto allo studio. Non si smette mai di imparare e, per chi è un dipendente, lo statuto dei lavoratori (legge n.300/1977) e la successiva Legge 08/03/2000, n. 53, stabilisce che tutti hanno diritto a prendere dei permessi per poter studiare.
I permessi retribuiti ai fini del diritto allo studio valgono solo in caso di Istituti riconosciuti dallo Stato. Per essere retribuiti non devono essere, ovviamente, dei corsi serali, ma coincidere con l'orario di lavoro stabilito. La contrattazione collettiva prevede un periodo di 150 ore lavorative che si possono convertire in permessi, in un periodo di tempo di tre anni. Le ore possono anche diventare 250 se il motivo per cui il lavoratore si assente è quello di terminare la scuola dell'obbligo.
Si tratta di un congedo previsto per aiutare gli studenti lavoratori, che così possono conciliare la vita lavorativa con quella formativa. Oltre a queste 150 ore in tre anni, i lavoratori hanno anche diritto a un giorno di permesso retribuito per dare gli esami universitari. Si può anche richiedere una sospensione del rapporto lavorativo, in questo caso non retribuito, per la durata massima di 11 mesi, per finire la scuola dell'obbligo o per ottenere un titolo di studio.
I permessi vanno richiesti ufficialmente al datore di lavoro, presentando in seguito la certificazione che attesti la frequenza della scuola o il sostenimento dell'esame universitario. La documentazione è fondamentale: se il dipendente non la presenta, allora perde il diritto alla retribuzione. Il datore di lavoro si fa carico del pagamento previsto da contratto. L'importo è assoggettato, comunque, alla contribuzione previdenziale e alla tassazione IRPEF.
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