Le poesie per la festa dei morti si leggono e si condividono soprattutto il 2 novembre, ma anche nelle ricorrenze e in tutti i momenti in cui siamo presi dalla tristezza per i defunti o vogliamo dedicare un momento alla loro commemorazione. Per altre frasi, clicca qui; per le immagini con le citazioni, guarda qui.
Poesie per la festa dei morti: le più belle
Ecco la selezione delle poesie per la commemorazione dei defunti, che puoi anche mandare tramite Whatsapp o condividere su Facebook, Instragram e gli altri social.
La morte non è niente di Henry Scott Holland
(in genere attribuita a Sant’Agostino, titolo ricavato dal primo verso)
La morte non è niente. Non conta.
Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.
Non è successo nulla.
Tutto resta esattamente come era.
Io sono io e tu sei tu
e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme è immutata, intatta.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il vecchio nome familiare.
Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
Non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Gioca, sorridi, pensa a me e prega per me.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima.
Pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto.
È la stessa di prima,
C'è una continuità che non si spezza.
Cos'è questa morte se non un incidente insignificante?
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri solo perché sono fuori dalla tua vista?
Ti sto solo aspettando, per un intervallo,
da qualche parte molto vicino,
appena dietro l'angolo.
Va tutto bene.
Nulla è ferito; nulla è perduto.
Un breve momento e tutto sarà come prima.
E come rideremo dei problemi della separazione quando ci incontreremo di nuovo!
Il crisantemo di Maestra Gemma
O crisantemo, dolce fiore,
rallegri il camposanto con il tuo colore.
Allieti i miei defunti con la tua bellezza
e grazie a te in quel luogo
c'è meno tristezza.
Passato, presente, futuro di José Saramago
Io fui. Ma quel che fui più non ricordo:
polvere a strati, veli, mi camuffanno
questi quaranta volti disuguali,
logorati da tempo e mareggiate.
Io sono. E quel che sono è così poco:
rana fuor dello stagno che saltò,
e nel salto, alto quanto più si può,
l’aria di un altro mondo la schiattò.
C’è da vedere, se c’è, quel che sarò:
un viso ricomposto innanzi fine,
un canto di batraci, pure roco,
una vita che scorre bene o male.
Fra il Mio Paese – e gli Altri di Emily Dickinson
(titolo ricavato dal primo verso)
Fra il Mio Paese - e gli Altri -
C'è un Mare -
Ma i Fiori - negoziano tra noi -
Come Ministri.
La morte è la curva della strada, di Fernando Pessoa
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
Preghiera di Giacomo Perico
(in genere attribuita a Sant'Agostino)
Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto. Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!
Pianto antico di Giosuè Carducci
L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da' bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
percossa e inaridita,
tu de l'inutil vita
estremo unico fior,
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.
Da "I sepolcri" di Ugo Foscolo
All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?
[…]
Ma perché pria del tempo a sè il mortale
invidierà l’illusion che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall’insultar de’ nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Da ‘A livella di Totò
‘A morte ‘o ssaje ched"e? È una livella.
‘Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto,'a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?
Perciò,stamme a ssenti, nun fa"o restivo,
suppuorteme vicino, che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie. Appartenimmo à morte!"
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