Chi non conosce, o ha assaggiato almeno una volta nella vita, il sushi e il sashimi, i due piatti tipici giapponesi? Non sono gli unici piatti made in Japan, ma forse sono tra le specialità più amate in Occidente, accanto alla tempura (pesce o verdura fritti in pastella), provenienti dal Paese del Sol Levante. Ma quali sono le differenze tra le due portate?
Le origini del sushi sono incerte. Il 1820 è l’anno in cui comparve a Edo (l'antica Tokyo) la ricetta più vicina al sushi. Il sushi odierno è il piatto a base di riso con altri ingredienti come pesce, alghe, vegetali o uova.
Il pesce viene presentato assieme al riso lavorato come polpettine o arrotolato in fogli sottili (come nel "maki" e "temaki") di alga commestibile chiamata “nori”. O ancora presentato con grande effetto scenografico come gli "uramaki", degli involtini di riso arricchiti con semi di sesamo con il ripieno avvolto in un'alga.
Il sushi va mangiato in un unico boccone usando le bacchette di legno (hashi) e non a morsi. Nel caso del "temaki", di maggiori dimensioni, va consumato a morsi tenendolo con le dita.
Il sashimi è un piatto di solo pesce tagliato a fettine. E’ solitamente considerato la portata principale che viene servita con riso bianco condito con aceto di riso, zucchero, sake dolce, e sale e usato come companatico (gohan), o con zuppa di miso. Il sashimi é solitamente salmone, tonno, sarde, o crostacei, servito crudo con salsa di soia, wasabi o gari (zenzero sottaceto).
Non resta che assaggiare. Non abbiamo ancora mai visitato e provato un ristorante giapponese? Cerchiamo un locale nella nostra città che abbia una buona fama o facciamoci consigliare un posto che serva prodotti di qualità da un amico esperto: mai mangiare presso locali di cui non sappiamo nulla in quanto per lavorare e servire pesce crudo bisogna saperci fare. Soprattutto per evitare intossicazioni.
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