Il coworking è una modalità di lavoro emersa negli Stati Uniti, un nuovo modo per superare la crisi del mondo del lavoro e superare la solitudine dell’attività autonoma. Coworking è affittare una poltrona in uno studio condivo con altri liberi professionisti.
Professionisti e commercianti hanno pensato di mettere a disposizione una scrivania all’interno del proprio ufficio insieme ad altri spazi come armadi, sedie e poltrone oltre che hai servizi di luce, gas ed internet a persone che svolgono lo stesso lavoro o un impiego simile ma che spesso viaggiano o si spostano ed hanno quindi necessità di una postazione fissa ma in modo saltuario. Questa tendenza è nata in particolare per superare l’isolamento che alcuni lavoratori subiscono per motivi di lavoro dando luogo ad un nuovo approccio non solo lavorativo ma anche sociale, una forma per rimanere indipendenti creando però delle sinergie con altri professionisti.
In Italia questa realtà si chiama ‘Coworking project’ (http://coworkingproject.com/) e coinvolge 53 uffici tra nord e sud, sparsi in 30 città. Il costo d’affitto di una scrivania in una città molto grande come Milano è di 200 euro mensili, 250 se nell’affitto è compreso l’uso del personal computer. L’identikit della persona che richiede una postazione ‘cowo’ in Italia è identificabile in quella di un professionista uomo con un’età che oscilla tra i 20 e i 50 anni che svolge il lavoro di architetto, informatico, web designer, medico.
Questa soluzione si sta trasformando nel tempo non solo in una forma di guadagno ma anche in una scelta di vita lavorativa alternativa, un modo per creare delle relazioni professionali diverse, in maniera autonoma e flessibile. Questa nuova piccola ‘famiglia’ lavorativa aiuta le persone soprattutto dal punto di vista psicologico in quanto elimina uno degli elementi negativi del lavoro autonomo cioè la solitudine.
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