Alzi la mano chi conosce i cerchi delle fate. Sono dei fenomeni assolutamente naturali, che si manifestano sotto forma di anelli di erba alta circondati da un'area senza vegetazione. I cerchi delle fate con i funghi, invece, sono qualcosa di diverso, spesso collegato a miti e leggende fantastiche. I cerchi delle fate possono essere collegati al riscaldamento globale? Qual è il nesso tra i due fenomeni?
I cerchi delle fate sono un fenomeno che si verifica in Africa, soprattutto nel deserto del Namib, e in Australia. Ci sono altre manifestazioni analoghe che non sono durature, ma che sono transitorie. Questi cerchi si sono diffusi anche in altre parti del mondo, come nelle paludi della Cina. Gli studiosi hanno iniziato ad analizzarli, per poter capire come si fossero formati e perché.
Da una ricerca condotta da un team della East China Normal University e pubblicata sulla rivista Science Advances è emerso che questi nuovi cerchi delle fate temporanei e transitori potrebbero essere degli strumenti strategici che la natura ha messo in atto per poter recuperare e conservare le aree dove sorgono. Al centro, dove non c'è vegetazione, i ricercatori hanno scoperto un terreno ricco di solfuri e povero di azoto, derivanti dalla morte delle piante originali che si sono decomposte lasciando un buco al centro e intorno una vegetazione ricca che cresce indisturbata proprio grazie a questo fenomeno.
Questi cerchi delle fate, a differenza di quelli perenni che si vedono in Africa e in Australia, hanno un'alta capacità di resistere ai cambiamenti climatici e alle conseguenze che ne derivano. Il luogo dove sorgono, le paludi salmastre cinesi, sono importanti riserve di CO2 che viene sottratta all'atmosfera e conservata al loro interno Questi cerchi delle fate potrebbero essere utili per combattere il riscaldamento globale, dal momento che sono in grado di assorbire moltissima anidride carbonica. Studiare questo fenomeno potrebbe aiutarci nella lotta al climate change.
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