Francesca Boretti è sempre stata appassionata di artigianato e bricolage. Laureata in lingue e letterature straniere non ha mai amato molto il lavoro d’ufficio. Come dice lei stessa, le piaceva molto lavorare ma a contatto con le persone e senza una particolare ansia di fare carriera in un settore specifico.
Quando qualche anno fa è arrivato il secondo figlio - come capita abbastanza di frequente a molte donne - ha trovato complicato continuare a gestire un lavoro tradizionale - seppure part-time - e seguire la famiglia come sentiva necessario. Qualcosa, nelle loro vite, stava cambiando.
Adattarsi alle fasi della vita.
Nel 2010 il marito di Francesca trova lavoro a Basilea. La proposta è una di quelle a cui non si può dire no, quindi la famiglia decide di trasferirsi in Svizzera.
“Sono sempre stata flessibile e sapevo che per due o tre anni, con i bambini piccolissimi, non sarebbe stato possibile cercare un nuovo lavoro. Spostarmi dall’Italia è stato relativamente facile perché loro non andavano ancora a scuola”. Arrivata a Basilea, Francesca sapeva che all’inizio avrebbe fatto solo la mamma, perché l’ambientamento dei figli era completamente in mano sua: “Tra l’altro nessuno di noi conosceva il tedesco e anch’io, con tutte le lingue che parlo, ho dovuto ricominciare a studiare”.
La passione per il bricolage - che l’ha accompagnata per tutta la vita - si è rivelata una bella valvola di sfogo e la passione è tornata: stando a casa, il tempo a disposizione è molto e “far andare le mani” è un buon modo per non annoiarsi, quando le relazioni sociali sono limitate. Avere un hobby è importante anche per non essere troppo frustrate dalla routine domestica che può essere pesante, soprattutto quando si hanno bambini molto piccoli che dipendono esclusivamente da te.
“Nel 2004 avevo imparato da un’amica canadese le basi del teddy bear: fare orsetti di pelouche è un’attività molto diffusa negli Stati Uniti e nel Nord Europa dove c’è una fitta rete di teddy bear artists e collezionisti”
La nascita di Kaleideascope
Kaleideascope nasce ufficialmente nel 2011, anno in cui Francesca prova per la prima volta a vendere i primi orsetti su eBay: “La molla è scattata con mio figlio Pietro. Aveva visto i teddy bear che avevo fatto prima della sua nascita e gli erano piaciuti così tanto da chiedermene uno per il suo compleanno. Allora ho tirato fuori da uno scatolone tutti i materiali e mi sono riappassionata.
Come Kaleideascope, però, ho fatto pochissimi orsetti perché non sono una “teddy bear artist”. Mi sono specializzata in soft sculpture – sculture soffici – e le mie creature sono “one of a kind”, pezzi unici non replicabili, aspetto molto importante per un collezionista”.
Hobby o lavoro?
Per Francesca fare pupazzi di peluche non è né l’una né l’altra cosa, lei lo definisce la sua ossessione: “È un hobby che gestisco come un lavoro ma non mi pesa e mi diverto. È molto importante avere un’attività gratificante anche se stai a casa: è terapeutico. Se ci pensi, per quanto impegno tu metta nella cura della casa, non ti rimane mai nulla in mano. Se pulisci a specchio un pavimento, sarai soddisfatta per mezza giornata, poi sarà tutto da rifare non appena i bambini saranno tornati da scuola, come una Penelope con il mocio in mano”.
Cercare il proprio talento.
“Con Kaleideascope mi sono creata un’attività con la quale ho la grande fortuna di fare quello che mi piace a casa. A tutte può capitare di aver bisogno - o voglia - di starci di più”. Non tutte però hanno la passione per il bricolage o forse, semplicemente, non l’hanno mai sviluppata. In questo caso il web è molto d’aiuto. “Io consiglio di fare un giro su Pinterest, che è il paradiso dei tutorial di hobbistica: puoi cercare qualcosa di abbastanza semplice da fare con i bambini e, se sei fortunata, puoi trovare l’ispirazione per qualcosa che scopri di saper fare particolarmente bene.
Peluche speciali per collezionisti quindi?
Bisogna chiamarli pelouche per semplificare ma in realtà sono vere sculture. Cosa distingue le creazioni di Francesca Boretti da un peluche industriale? Tanto per cominciare non sono fatti in serie e questo è evidente. Gli animali sembrano vivi, sono espressivi e hanno sfumature di colore altrimenti impossibili. La lavorazione è complessa e costosa: “Imateriali sono particolari da trovare e arrivano da tutto il mondo. Sono molto costosi, quindi vendere i peluche da collezione era un modo per rientrare dalle spese e continuare a divertirmi. Si chiamano soft sculpture perché le teste sono modellate in un materiale polimerico e poi rivestite di pelo e dipinte a mano. Faccio personalmente anche gli occhi da una base di vetro che dipingo con gli smalti per avere le sfumature dell’iride che piace a me”. I collezionisti frequentano la rete - hanno il loro mercato più grande su eBay – e anche Facebook offre una grande quantità di gruppi di appassionati o le pagine dei siti specializzati in teddy bear.
Se desideri cominciare a fare un teddy bear
“Per imparare ci sono moltissimi corsi on-line e tutorial. In Italia ci sono raramente corsi dal vivo - contrariamente all’offerta disponibile negli Stati Uniti, in Canada o nei paesi nordici - quindi internet è quasi una scelta obbligata. È un mondo in cui c’è uno scambio generoso di informazioni. Per quanto mi riguarda, è un bel mondo; c’è tanta gente disposta a incoraggiarti. I miei animali mi salvano un po’ dalla follia della vita domestica e mi offrono una bella finestra all’esterno”. Anche Francesca non è per nulla avara di consigli, quindi se sei curiosa puoi contattarla attraverso il suo sito Kaleideascope o cercare le sue opere d’arte sul sito Bearpile.
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