In realtà si scopre subito - leggendo nelle diffusissime recensioni di viaggi, che popolano il web sull’argomento, le riflessioni di chi ha vissuto già questa esperienza - che l’impressione induca a pensare che forse la fede appartenga sola alla povera gente. E che questa, in tutto il mondo, vi si aggrappi nella speranza di una vita migliore che possa giustificare in qualche modo l’angoscia di quella attuale. Nei templi indiani i sacerdoti, sia induisti, che islamici, in realtà non sempre riescono trasmettere quel forte senso di religiosità che uno si aspetta, ma solo un inatteso interesse per le offerte che noi occidentali possiamo fare loro. Non per nulla i luoghi di culto più sacri coincidono proprio con quelli che il turista può fotografare solo a pagamento.
Ad ogni modo non bisogna lasciarsi far fuorviare dalle apparenze. La religione in India è una questione seria e probabilmente i veri santoni non si mostrano a voi perché non ne hanno bisogno, preferendo professare la loro fede altrove, lontano dagli sguardi dei curiosi.
Su una delle tante recensioni di viaggi in India si raccontava di un mistico che, tradito nella fede dal suo stesso guru, ha dedicato la sua vita a smascherare tutti i falsi santoni che dispensavano miracoli e illusioni agli occhi di poveri disperati.
Probabilmente anche i falsi guru sono povera gente che cerca di vivere un gradino più in alto. Tante sono le domande per le quali il turista non trova risposte. Ma questo rientra anche nel fascino di questo paese. Non offre solidi punti fermi, ma sorprendenti dubbi. Per questo rimane sempre il fascino eterno del viaggio.
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